Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

LA DEMAGOGIA ITALIA NA ED IL PAPA. RE

DEMAGOGIA ITALIANA ED PENSIERI DI UN RWTROGRADO SULLA NOVISS IMA CONDIZIO~E D'ITALIA . ( !ltAGGIO 4849.) Veggio •.••. E nel Vicario suo C1·isto esser catto. Veggiolo un ' altr·a volta esser deriso ' Veggio rinnovellar l'aceto c il fiele. DANTE, P·urg., cant. xx. TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIE :HV19.

U!GION DEL TITOLO .&.L LETTORE Nuova sì 1 nuovissima è la presente condizione d'Italia riguardo a quella di un paio di mesi or sono! Fino all' altro ieri si è da parecchi pensato e detto_, i soli_, i sommi nemici d'Italia essere i reverendi padri ed il tedesco. Ma oggi ne veggiam sorto , come per incantesimo, un terzo_, che appena ci lascia pensare agli antichi : nemico poderoso _, avventato _, truculento _, che non si potrebbe cacciar cogli urli come si cacciarono i primi_, e non sembra disposto a capitolare come fecero i secondi. Contro questo nemico è stato dunque· uopo levarsi colla forza : non ci fu Stato della Penisola che non sia venuto alle armi; e Genova_, Livorno_, Bologna_, Roma ne sono lacere e sanguinose niente meno di quello _, che il fossero da principio Palermo e Napoli. Il titolo bombardatore, non più privativa del Borbone_, si è accomunato a tutti i Principi italiani_, senza

' ' l che (e qui sla il nuovo) debba suonare biasimo o scherno. JJfa chi è il nemico? quale il suo nome ? quali le sue origini? che pretende ? che macchina? Quando si sta nottetempo con in mano il moschetto per allontanar l'assassino~ sarebbe ridicolo cercarn-e la Fede di nascita per saperne l' età _, la patria _, il nome , e via discorrendo : la somma del negozio sta che sgombri o cada~ e sia chi si vuole. Afa sgombrato che sia o caduto_, anzi ancorchè solo allontanatosi a tempo.) quelle inchieste sono meno una curiosità naturale_, che un provvedimento salutare per l'avvenire. E questo è appunto il nostro caso. Il fischio del cannone e delle bombe o tace o sta per tacere nella Penisola 1 quel solenne silenzio che gli verrà dopo _, (]Uella tregua che abbiamo in parte _, che avremo per tutto_, e che ci vogliam promettere diuturna; quel silenzio , dico _, e quella tregua sono il tempo opportunissimo a cercare: ma chi è dunque codesto nemico ? che è? che pretende ? Chiamiamlo _, se vi piace, Demagogia ; e per conoscerlo profondamente_, ci valga il pondera?·e quel che ha fatto _, quel clw ha tentato contro Pio IX : quel Pio IX già suo amore_,

V'l i -suo orgoglio, suo spasimo.) suo delirio ! Chi sa se più vi ricorda di quelle commedie ? Nell'A vYertenza mostrerò come per questo capo può quella demagogia essere giudicata e conosciuta con pi-enezza e precisione. L'Italia moderata ed onesta si ricusò di combattere quel nimico colla parola e coll'azione civile in tempo utìle; e con ciò rese dolorosamente indispensabile l'uso della forza e dei mezzi p~·ù violenti che si vede-sser mai . jJfa ,deh .' vorrà ricusarsi perfino ad applicar l'animo per conoscerlo ? Sarebbe questo un nuoro genere d' infingardaggine .) a ·cui l'Alighieri non pensò di apparecchiare posto nel purgatorio o nell' in{er.no 1 Convien proprio dire che non sia possibile. Veggo clw sotto la profonda e dolorosa preoccupazione onde tutti gli animi sono sospesi per le tremende vicende di Roma.) uno scritto su tal suggello potrebbe parere alquanto importuno. Nondimeno io mi confido che esso da quelle stesse vicende potrà acquistare qualche opportunità. A codeste e-stremità non si è venuto che per avere alterato il senso religioso e morale dei nostri popoli. Il solo rimedio che ci sia è r·addrizzarne le idee cogli scritti. Così ne

VIli avessi capacità, come ne sento vivo e caldissiÌno il desiderio 1 Quanto al mio essere di retrogrado, ho stimato miglior consiglio prevenirne chi legge fin da principio_, anzi che [asciarglielo concludere dalla lettura. E questa è un'altra non piccola novità·_, clte si possa dirlo apertamente_, senza tema di rabuffi _, di berte e di fischiate. Oh l che ? non istiamo dietreggiando tutti? non è bene spesso savissimo, indispensabile il dietreggiare? Se messici su di una via_, abbiam tro- '· vato che essa 1~iesce al precipizio_, chi altro che uno stolido potrèbbe incaponirsi a ruinarci pel solo gusto di progredire? Parigi, 21 maggio 18-W. CAnto l\1. cunei_, o. c. n. G.

A "VERTENZ:l. -- Sanai.Jilc:; fccit (Dcus) nalioncs orbis tcrrat·um. SA.P. l, 14. SOMMARIO L'Italia comincia a riaversi da una fcllbr·e. - Principio di salute conoscere la ca gione Ilei morbo. -Antichità e novità del male. - Aiuto positivo c negativo che trovò tra noi. - La Chiesa supr·emo suo ostacolo. - Che acquisti nella pugna dal potet· tempor::~le del Papa. - Specialità unica di quel potere. -Odio contro di quello dalla eterodossia ; - specialmente dalla itali ana.- Vari i stadi i della invasione et erodossa . - Dove stia la Francia e dove l'Italia ? - La l>orgbesia italiana.- Abuso del pensiero t•eli~ioso nella rivolta. - Scuola democratico· religiosa. - Due falsi Slll)posti ed nn equivoco. - Jl P. Ventura. - Suo Discorso pei morti di Vienna . -Errori gravissimi.- Contegno della Chiesa verso la democrazia;- e dei suoi mmi stri fedeli. - L' insurTezione ed il Vangelo.- Tre. classi d'Italiani - i Demaaoghi ~ i Liberali - i Cattolici. - Necessità di chiarire l'idea della demagogia. Si può dall'attentato verso Pio IX. Chi dicesse che l'Italia da oltre a due anni sta soffrendo una febbre con tutti i bollimenti, i tremiti, i capogirli e i vaneggiamenti che ne accompagnano . l'accesso; che la gravità del morbo, trovato poco con· trasto nel vigor vitale, le rese indispensabili rimedii violenti e dolorosissimi; che parte pe1· l'azione di que· sti, parte per lo scontro di favorevoli circostanze si stia al presente riavendo da quello stato morboso, e t"'.

x AVVERTENZA . !'ia entrata in un periodo di convalescenza , da farci parer non lontana la guarigione: chi , dico, parlasse in questa gui:;a , ci parrebbe es prime re qualche cosa di più che nna semplice all ego t·ia sccentistica. Ci parrebbe anzi quel parlare essere in pienissimo accordo coll'analogia che passa in questo, come in tanti altri particolari, tra la \'ita delle nazioni e quella degl'indi- . vidui. Le nazioni non vi vono che moralmente; e però le loro malattie non possono essere che morali; ma in questo giro esse hanno tutti i sintomi, tutte le ambasce , tutte le crisi, i rilevamenti e le ricadute che si osservano nei morbi fisici; e questo singolarmente, che tulla la macchina sociale è e dicesi inferma, quando lo stemperamenlo di una parte sola, poniamo un organo od un umore, è riuscito ad invadere e mettere in iscompiglio tutto il resto. Io tan ta analogia ci ha nondimeno una differenza, la quale è, che negl'individui , ingaggiata la lotta tra il morbo e l'intimo principio vitale, questo o è vinto òal male e si muore, o vince il male e si torna a perfetta sanità come prima. Laddove nelle nazioni, che non muoiono e forse non possono mori re, la lotta di necessità dee riusc ire alla guari gione; e il yenire anche agli estremi let·mini delle agonie non può che rendere più immi nente il riaversi. E questo ci pare indicato in quella parola della Sapienza, che Iddio cioè fece sanabili le na\ioni della terra. Yero è che lo sta to _morboso può essere più o meno diuturno , potrebbe prolungat·si a lustri e chi sa che non anche a secoli! ma non ci è a temere la morte, c la sanità nou

AVVERTENZA . XI può fé:11lire; in quanto il subbietlo sempre e in tutti i casi è sanabile. Se la Italia è entrata, come dicemmo, nella sna convalescenza, avremmo certo ùi che raliegrarci, essemlone usciti con appena un venti mesi di palpiti e di sventure: profonde a vero dire, inesanste, vergognose; ma· che pott·ebbero nondimeno fruttarci un emolumento preziosissimo da assicurarci un intero ristabilimento, da farci entrare in una via di prosperità e di pace, da cessare il rischio di una ricaduta. Co~ì ci porteremmo come uomini che sanno dalle calarnilù passate cogliere istruzioni e precetti da gorernarsi pe1· l'avvenire. E sapete onde devonsi prender le mosse a questo desiderato ristabilimento? dalla diagnosi direbbero i maestri dell'arte salutare: dal cono~cere profondamente il morbo e le sue cagioni) dico io alquanto più chiaramente. È stato certo un elemento ostile che si è traforato nella nostra Società, che ne ha alterato il senso, ne ha travolta la ,·ed uta, ne ba troncato i nervi e ne ha tentato lo sterminio; certo per esso non è restato che non siasi compiuto. Questo elemento più dalla forza delle cose che pet· nostra azione; più pet~ la propria forsennatezza che per altrui contrasto vinto) ma non ispento o domo, sta per ritirarsi alquanto dalla nefJnda impresa, per tornal'vi come tosto si sarà ristorato della sconfitta. Ora dallo averlo gnardato itl viso per tanto tempo, lo abbiam noi conosciuto abba- ~tanza? d:tlla schifosa nudità, in che, stracciatosi al fin di ùosso ogni Yelo e strappatasi ogni ·maschera, ci si

Xli AVVEfiTENZA. i'! dimostro, ce ne siam formato un concetto giusto e rispondente alla realtà delle cose? Gli uomini di forte ingegno e di riposato giudizio lo avran fatto sicuramente: per essi questa rivoluzione italiana sarà stata una messe ubertosissima di preziosi ammaestt·amenti. l\Ia per la moltitudine, per coloro che non hanno agio di riflettere o capaciià di riflettere fruttuosamente, sarà, spero, soprammodo utile trovare raccolte in poche pagine alquante osservazioni, che baslino a formarsi un giusto concetto dell'elemento malaugurato, che ci ha innaridite tante speranze, ci ha fatto divorare tante calamità, ci ha chiamato sul capo tante vergogne e ci ha màntenuto in tanto scompiglio. Chiamerò questo elemento demagogia , come avrei potuto chiamarlo radicalismo, socialismo, e non so che altro; ma il nome fa nulla quando l'oggetto è distinto abbastanza. Oggi l'Italia non ha bisogno di sàpere come si chiami il suo nemico : suo bisogno supremo è sapere chi sia c che sia. E perciocchè dal non saperlo ci è incolto l'esserne rest'ati vittima; dall'esserne restati vittima deh! cogliamo almeno il frutto ·di pur saperlo una volta ! E per saperlo comincio dall'osservare che gli eccessi consumati in Italia contro ogni umano e civile diritto e contro ogni santità di religione, per quanto abbian dovuto addolorarci altamente , non avrebbcr dovuto in nessuna guisa sorprenderei. Qui non ci è stato nulla, perfettamente nulla di nuovo; e tolta la novità, quale ragione ci resterebbe di maraviglia? È l'errore, è il male che pugna contro la veri tà ed il

AVVERTENZA XIII bene; che dalla pugna ha ottenuto una prevalenza, la quale è stata, la Dio mercè, passaggiera, e avrebbe potuto esset·e assai più diutuma; ma che ad ogni modo non sarebb~ nuo:ra giammai. Forse potrebbe paret· nuova la sembianza che ha preso, l'atteggiamento a che si è composto , le persone nelle quali si è mostrato concreto, i mezzi onde si è valuto, le preten:. sioni che ha spiegate: tutto in somma quel che voletç, quanto alla novità delle apparenze, per pur concedere qualche cosa alla vena inventiva del secolo di progresso; ma quanto al fondo, alla su stanza, l' ele~ mento è, è stato e sarà sempre lo stesso. Soffiato dall' alito .velenoso di Lucifero, alterò nei suoi primordii lo spiracolo divino nel primo parente; e chiamatosi poscia Caino, nel fratricidio iniziava le uccisioni e le violenze che, consumate da uomo su di uomo, riescon sempre a spargere sangue fraterno. Si chiamò Nembt·otte nelle pianure di Sennaar, e nel folle ardimento della mole babelica ispirava il delirio di combattere la natura ed il suo autore, o certo di sottrarsi ai suoi · flagelli. Si chiamò Giuda, Caifasso, Pilato e nel deicidio preludevano alle persecuzioni , che la Chiesa avria sostenuto dal bacio spergiuro dei falsi amici, dagli scandali farisaici dei preti ipocriti e dalle paure codarde dei politici machiavelleschi, i quali avrebbero immolato Cristo e la sua Chiesa agl'interessi terreni, al fanatismo religioso, ed alla popolarità delle piazze. Si chiamò Maometto, qnasi un millenio appresso si chiamò Lutero, ed allora si fè solenne il vezzo di combattere Cristo, pur pt·ofessando di riconoscerlo per

XIV AVVERTENZA ' profeta. AI presente si chiama Ronge in Alemagna , Proudhou in Francia, Mazzini in Italia, per non ricordare qualche altro nome, la cui celebrità è stata una delle più profonde vergogne della patria nostra. Ma in tanto cangiamento di forme, in tanta svariatezza di suggelli, l'elemento permane sempre lo stesso, ostinato, invariabile: l' ert'Ol'e cioè ed il male. Dall' erit is sicut Di i di Lncifero fino al je remplacerai Dieu di Proudhon, voi potete coordinare tutte le enor·mezze ~ le bestemmie in una catena non interrotta ; nella qual e tien posto la nostra demagogia , non dirò per ora quanto onore\'ole in efficacia ed in nequizia; ma certamente vel tiene. È nondimeno ad osservarsi attentamente che qu e· sto elemento ostile riesce nella pratica ruinoso. assai più che non porterebbe la sua estensione e la sua cf· ficacia, perchè non è abbastanza conosèiuto, o certo è sol conosciuto da' rei effetti) quando non è più tempo di cessarli. E parlando nel caso particolare, qnesla demagogia ~he ci ha invaso , non sarebbe riuscita a desolarci sì altamente, se non avesse trovato l' appoggio in moltissimi così delti liberali, che le si affl·atellarono strettamente pe1· averne non so che punlelli alle loro ulopie patriottiche e nazionali . Qnesli certo non dovettero sospettare di quali uomini si faccano avvocati e complici; altrimenti si sarian gtfardato dal volere aiuto da una mano, che affer·ratili Ii avrebbe tratti con seco nel precipizio) senza curarsi gTan fatto della patria e ùella nazione avvilita; in sanguinata e manomessa.

AVVERTENZA. xv Se dal non essere conosciuta ùai patriotti la demagogia ebbe forza e puntelli, dall'essere troppo temota dai sinceri callolici acquistò il non trovare ostacolo nella sua via di distruzione. Questi stimandola una fiumana a cui niun argine avrebbe potuto resi stere, neppur pensarono a difendersi; e i loro timori esagerali potrebbero giustificarsi dalla comunella , che dis~i sopra, stretta Ira la demagogia e quei Hberali o patriotti, pei qnali il caltolicismo se non è un nemico, è certo una cosa indifferente e diremmo quasi una negazione. Ma anche in questo noi riconosciamo riproduzione ·di cose vecchie. Un piccolo elemento di male che si spegnerebbe con un fiato , ma che pure si eleva alla condizione di universale flagello, perchè sostenuto da privati interessi di chi no 'l conosce, e non combattuto da chi troppo lo teme ; que&t.!l è in iscorcio la storia di tntli i trionfi, che il male e l' errore riportaron nel mondo. Martin Lutero ed Arrigo ottavo erano due scinti Ile d'infernale orgoglio e di sozza libidine; ma gl' incendii che levarono si debbono meno ad essi, che alle ambizioni ed alte cupidigie dei principi alemanni e dell'aristocrazia inglese, che credettero trovare il lor conto nel soffiare su quelle scintille; si debbono alla codarda morbidezza del clero inglese nel primo assalto; compensate nobilmente nel secondo, ed alla indecisione e Limidità dei cattolici tedeschi nel primo rompere della eresia. La demagogia italiana , che è eterodossa e radicale nelle midolla , non ania provato per nulla, se i nostri patt·iotti liberali non le avcsserr poria la mano per valersenc ai

XVI AVVERTENZA pr·oprii disegni, e se i cattolici sincer·i l'avessero me· glio apprezzata per temerla meno. Al considerare la foga che qnesto malaugurato elemento reca nel combattere, la mulliplicità dei mezzi onde dispone, le schiere che lo circondano, le passio· ni che invoca , gl'interessi cui pt·ometle di favorit·e , lo sgomento che ispit·a a chi lo detesta , ma non ha cno.re bastevole per uscirgl' incontro, ci stupiremo che esso a quando a quando prevalga in questa o in qÙella contt·ada? Stupendo è anzi che non prevalga inter·amenle e per tutto, come prevalse per quaranta secoli, salvo una piccolissima eccezione. Questa impos- 'sibilirà che l'errore ed il male trionfino mai più sulla terra, ci sembra il maggiore miracolo che operi iucessantemente sotto ai nos-tri occhi la Provvidenza. Questo miracolo si deve all' iotel'Vento divino. Il regno della verità e del bene non fu fondato che da Cristo, il quale cominciò solo, e pel primo, a dominare ~·n mezzo dei suoi nemici. Allora fu costituita la vera univet·sale società delle intelligenze, che è il decoro e la dignità sovrana della umana famiglia, e la prepara nel faticoso viaggio terrestre alla immortali!à gloriosa. Senza quel legame di credenze che sarebbe il mondo? Dove le intelligenze non sono unite con un vincolo comune, non ci è vera ed intima società: non ci è quasi dissi che un ammasso (iuxtapositio) di cadaveri che dal numero hanno solo il putrefarsi più presto pel contatto. Ora non ci ha regola per unire tutte le intelli· genze dell'universo, altro che nella Chiesa cattolica; la quale abbraccia essa sola tutti i luoghi, tulli i tem~

AVVERTENZA . XVII pi, dagl' insegnamenti divini ai primi parenti nel terrestre paradiso, fino al concilio di Trento e all' ultima Bolla di Pio IX. L'essersi costituito nel mondo così chiaro, così solenne e dico ancora così esclusivo il regno della verità e del bene, fece che la schiera ostile se ne tro~ vasse separata esplic iramente e con una Qpposizione · netta, spicca ta, tagliente da non ammettere più la menoma dubbiezza. Quindi cominciarono le pers.ecuzioni religiose, delle quali pet· avventura non si aveva idea innanzi a Cristo; ed in questo senso è verissimo che egli non venne a metter la pace rna il coltello. Non che egli volesse il contrasto e la guerra: il contrasto e la guerra fu una conseguenza inevitabile dello avere costituita la Chiesa depositaria del vero e del bene, contro i quali l'errore ed il male non avrcbbet· voluto che contrastare e gneneggiare perpetuamente. Tre secoli di pugne e di vittorie, una successione portentosa ed unica di persecuzioni e di trionfi, il sangue di più milioni di martiri poteano avet' lavata la . terra dalle antiche sue sozzm·e; e la Chiesa chiamata a rigenerare il morido eziandio civilmente, dovea uscire dalle tenebre delle cattacombe e dalle arene dègli anfiteatri. In questa nuova cond_izione di essere pubblico e solenne, in questa nuova missione a compiere nel monùo cominciò ad aver bisogno di presidii terreni; e la Provvidenza cominciò appunto in quel tempo a for·nirgliene dei· poderosissimi. Conto tra questi come precipuo l'autorità temporale, onde furono investi li i Pontefici fino dai prin.li tempi in che ebbe pace

"XVIH AVVERTENZA 1a Chiesa. Sarà d'altro luogo divisare gli e!Telti salutari di quell'autorità. Per ora basti osservare che per essa fu emancipato l'insegnamento cattolico dalle esi- -genze del mondo, e fu aggiunto un lustro unico e senza esempio alla .cattolica Chiesa. L'avere un Capo religioso che però · solamente è Principe,. è un privilegio della sola Caltolicirà , non partecipato da veruna comunione o sella in qual nnque tempo o IL10go voi vogliate. Gli autocrati delle Russie capi della Chiesa scismatica, le regine papesse -e i fanciulli papini capi dell'anglicana sono mostruosità religiose, storpiature morali e civili, che appena può intendersi come una nazione colta le possa pigliar sul serio. lvi il Principe ha come una giunta estrinseca la suprema-zia religiosa, senza che sappiasi come e da chi siagli stato commesso quest ' uffizio: tra noi il Pontefice, che sappiam pur bene come e da chi abbia commesso qncst' uffizio, ha come una giunta esteriore l' css et· di Principe. A Londra e a Pietroburgo Vittoria e Niccolò sono Papessa e Papa però solamente che sono Principi; e quindi il papato dee essere al servigio del Principato; e lo è di f~tto: in Roma P1o IX è Principe però solamente cbe è Papa ; e quindi il Prin·cipato è un presidio ed una tut ela del papato . Se la terra dee servire al ciclo e non viceversa) nel primo modo non può · vedersi che un immane disordine, larldove nel secondo si dee scorgere una maravigliosa armonia. Ma :eziandio l'enza ciò ) e standone soJ.amente ai falli, egli basta una leggiera <>sservazione per intender!! che ~ ul Tamigi e sulla Neva

AVVERTENZI\. XIX ·la supt·emazia religiosa è un fnor·dopera ridico1o deli' autorità temporale, quando pet· converso sul Tevere t'autorità temporale costituisce lo :splendore ed assi- ·cura l'indipendenza della spirituale supremazia. ·Fu naturale che contro questo supremo cd esclusivo privilegio della cattolica Chiesa si armasse fa eterodossia, e diciamo più generalmente quell' elemen- -to dell'errore e del male, nimico ii'I'econciliabile della istituzione divina. A non dire che lo splendore di una istituzione invisa non dee certo piacere a chi l'ha h1 uggia, anche la sola rabbia di renderla serva sperandola meno severa, era più che baste-vole ad ac-cen- ·dere e ad alimentat-e quelle ire. · Al che si a-ggiunga che chi credette la Ch_iesa cosa umana e possibile a cadere: chi stimò le sue massime e le sue prati-che maneggi di ambizione e strumenti di cupidigia, si sarà potuto persuadere, che la sua infless ibile fermez- ·~a possa essere effetto dei presidi·i umani c·he la circondano. Di qui fu naturale ed assai dialetti'co il voto di stremarla di quel p1·esidio; chè così se ·ne sa.. rebbe sicuramente scemato lo splendore, impastoia· ta l'azione , ed assai probabilmente appareechiata la ruina. Non ci faremo la illusione di credere che in Italia non ci fosse questo bieco voto 1 Noi crediamo che nella Penisola un elemento eterodosso ci è stato sempre , benchè coperto ed obbligato dalle circostanze ad una ipocrisia, r:he talora è sta1a portentosa, ed assai al di là del bisogno. Anzi se l'astio per la cattolica Chiesa tra noi è stato uguale al forestiere; quanto al Papato

xx AVVERTllNZA ha avuto ragioni di essere più ostinato e più fiero. All'.eterodosso alemanno; ali' inglese, al francese, se si prescinde dal fanatismo religioso, importa ben poco che in Italia il Papa sia o non sia Principe temporale; se non forse potrebbero avere qualche interesse artistico od archeologico pel· l' affirmativa. Laddove per nei la quistione prendeva aspetto politico e civile: ed alle ire antireligiose) più impetuose forse perchè più compresse, si aggiungevano le utopie patriottiche ed il fanatismo nazionale. Inebriati di cotesta nazionalità, per cui tanti spasimano e cui tanto pochi ·capiscono: deliranti per una democrazia , peggio interpretata, ma forse più impossibile. della nazionalità, si è proclamato che r Italia non può felicitarsi di quelle due beatitudini finchè èi è il Papa-re. E come no? Supposto che la nostra nazionalità debba essere modellata su qnella dei tempi degli Scipioni e de' Cesari, si capisce bene , non ci si poter pensare fin che il Vescovo di Roma è Principe italiano. Quanto alla democrazia, la cosa è ancora più chiara; se Principi non si debbono più trovare in Italia , dee volgersi la prima cura a disfarsi di quello che ha gettato più profonde radici. Così chi ha sensi eterodossi ha trovato nella nazional1'tà e nella democrazia due pretesti per attentare agl' interessi della Chiesa; e la nazionaWà e la democrazia sono state un motivo per attentare ~gl' interessi della Chiesa, anche pet· coloro che non hanno sensi eterodossi. Pei primi poi non meno che pei secondi, splendore di culto, indipendenza del vero rivelato, lib.erlà di cosc ienza) con lutto quel

AVVERTENZA XXI resto di religiosi e civili emolumenti, che si attengono all' autorità temporale dei pontefici, dovea essere poco o nulla considet·ato ; e se non si voleano direttamente annullati , si sacrificavano assai agevolmente alla nazionalità ed alla democrazia. Lo spettacolo scandaloso che l'Italia . ha dato di sè a tulla Europa, che ne freme tuttavia ù' indegnazione e ce ne ripaga il dispregio, ha piena spiegazione in questo spirito eterodosso e antipapale, che ha invaso non pochi nella Penisola, e che è riuscito a mettere a suo servigio le ulopie patriottiche ed il fanatismo democratico o liberale. La nostra vergogna e Ja nostra sventura non dimora nello avere uomini di questa tempera nel nostro mezzo: della medesima e forse di lega assai peggiore ce ne ha per tutto altrove; ma sì vet·amente la nosll·a vergogna e la nostra sventura dimora in questo, che uomini di quella tem· pera abbiano rappresentata la nazione, abbiano scape- ' strato senza modo o rallen to, dando libero corso ad odii covati lunghi anni , ed a l'ancori rugumati nella impaziente aspettazione del momento propizio. Se prevalessero i demagoghi in Alemagna ed i socialis ti in Francia, si vedrebbe per avventura qualche cosa di peggio. Che se si chiedesse onde è avvenuto che questa demagogia abbia prevaluto cosi agevolmente tra noi~ quando, per esempio, in Francia, dove è tanto più ))Oderosa cd ardita, è stata vinta più volte, e sperasi che abbialo ad essere tuttavia; io credo poterne renùere un' adcquata ragione, il cui svo1gimenlo sarà so-

XXII AVVERTENZA prammodo utile a formarsi un conc€tlo g.iusto dèlle nostre attuali condizioni civili, s-enza di che non mi par possibile che l'Italia si riabbia davvero. L'elemento dell'errore e del male, antico quanto il mondo, ostile profondamente alla Chiesa ed in particolar guisa al Papato, acquistò vigore tra noi, e riuscì a prevalere per due circostanze che lo favorirono. Queste !SOno lo stadio a che trovasi la invasione eterodossa in Italia, e l' intenento del pensiero religioso, proslitnito colla più sacri lega profanazione ad essere mantice e complice della ribellione e dell'anarchia. Quella gerarchia civile, che ad onta di tutte le uguaglianze democratiche dnrerà sempre siccome una stretta necessità sociale, quella gerarchia, dico, fa che comunemente il bene ed il male nelle idee si comunichi dall'alto in basso; cioè dalle condizioni più forbite e più molli a quelle che lo sono meno. Dall' altra parte il principio vitale inseparabile dalla Società e dalle singole sue classi, fa che dopo i danni, gli sperimenti e i disinganni di un'aberrazione ideale e morale, si rinsavisca al fine a poco a poco, ricredendosi degli errori e rifacendosi delle calamità sostenute. Avviene quinci che il successivo variarsi dei varii periodi, nelle diverse classi, non permette comunemente, che una Società tu !la intera sia corrotta o camn1ini al corrompimento; ma se nna parte dechina, l' al~ra si rileva, e scusa l' nffizio salutare di un contrappeso e di un compenso. Nella Fl'ancia, che vogliamo per questo capo paragonare alla Ita!Ìa) Ja invasione eterodossa comprese

AVVERTENZ.t xxm pria d' o~ni altro la nobiltà e la Corte. Nel 1560 ,. solto la minorità di Carlo IX di appena due lustri, la religione di Clodoveo, di Carlomagno e di S. Luigi parve abiurata dai suoi eredi. La nndrice del re era ugonotta:. la madre di In i e reggente del regno, Caterina dei Med·ici , avea nella sua intimità dame fanatiche per la eresia : suo principal confidente era il Cance\lière Michele de l' Hòpital, cattolico equivoco, e di cui tutta la famiglia era protestante: suo consigliere Giovanni de Montlue, Vescovo di Valenza, legato a nozze sacrileghc e per la sregolatezza della vita degno di appartenere alla pretesa riforma: altro consigliere il principe di Condé, complice della congiura di Amboise : tra i favoriti primeggiavan Gaspare di Coligny c Antonio di Borbone, re di Navana 7 • uomo irresoluto, e la cui donna parteggia\·a ostinatamente pet· gli Ugonotti. Con tali presidii non è a stupire che la eterodossia vi prevalesse tanto, quantun- ' que appena abbracciata da una minori là piccolissima , intanto che} al dire del Sismondi, in Parigi non vi avevano che ottomila Ugonotli e la più parte stranieri. La fede del popo-lo salvò la Corte, secondo il Sismondi stesso, e nel secolo decimoseltimo i Reali di J.<'rancia furono cattolici. Ma la lue erasi propagata al terzo stato, e fece la sua esplosione nel secolo decimottavo colla filosofia vQiteriana, che fu proprio il morbo della borghesia letterata e scientifica, della quale non è uopo che io ricordi i deliri i, partecipati troppo da noi nella Penisola. Ma il popolo propriamente detto, si conservava frallanto nell'an li ca fede; e ci ha vo-

XXIV AVVERTENZA luto il lungo lavorio di un mezzo secolo per averne il !'ocialismo moderno, che ha invaso la classe infima della società f1·ancese, di cui si è fatto lo sgomenlo, e potrebbe da un'ora all'altra diventare il flagello. Ma mentre la plebe si corrompea, la borghesia rinsaviva; ed al presente è essa appunto che oppone un argine alla tremenda invasione del socialismo. Singogolarissima armonia che tempera il mal col bene, e ii no nel successivo propagarsi dell'errore ha preparato il più poderoso ostacolo al totale suo trionfo! Io chieggo talora a me stesso: che sarebbe stato se la Corte mezzo ugonoua di Cado IX avesse trovata la borghesia volteriana del secolo passato? se quella bot·- ghesia avesse avuto ai suoi ordini i modemi ouvriers? se i moderni ouvriers si combinassero colla borghesia volteriana o colla Corte mezzo ugonotla di Carlo IX? Nella Italia ingranchita e tardiva anco1·a nel male siamo al secondo stadio; all'infezione cioè della bor. ghesia: i uostl'i popoli sono per anche intatti, e si prestarono appena perchè sedotti dalla pecunia, travolti" dall'inganno, bl'iachi dall'uragano passaggiero della rivolta. La nostra ptaga non è la plebe neppure iniziata ai misteri socialisti: la nostra piaga sono gli avvocati falliti, i mediconzoli, i letteratucci, i gior· nalisti, gli arringatori; ma ci vuoi poco ad intendere, che alla costoro scuola la plebe stess<:t fa progressi ogni giomo, e col tempo forse l'Italia neppure pe1· questo capo avrà da invidiare alla Francia. Co!lì noi no.n ·siamo prossimamente minacciati dal socialismo 7 utopia grossicra e plebea; ma siamo stati messi sos-

AVVERtENZA xxv· se·pra d'alle fantasie nazionali, dai detirii patriollici , dai sogni d'ind-ipendenza e di. libertà.; soggetti tutt i· che si prestano mirabilmente alle ispirazioni pagane· ed alle arri·nghe umanistiche, evoclllC dalle scuole a. far compa·rsa sulle piaz·ze. M'a la sustanza è la stessa. che riuscirà agli slessissimi effetti : invasione ci'Oè della eterodossia, che combatte direttament e quanto ci ha di più sa-nto,. di più. augusto e di più salutare nell a moderna Italia cristiana e cattolica. Ci ha- nondimeno un'altra differenza tra noi e la Francia, che è conse- · guenza delle cose esposte. Dove colà il socialismo ha trovato un argine nella borghesia riavutasi, tra no i }ia borghesia traviata non ha trovato ostacolo nella, parte sana, non saprei se pet~ manco di sperienza O· di coraggio civile :: nel popolo poi non ancora corrotto, ha potuto anche trovar qualche appoggio pel pen· siero religi'Oso ,. che da principio essa seppe innestare· al movimento politico con una delle più portentose ipocrisie. Non vi ricorda. delle benedi~ioni cerche con· tanta furia dal Quirinale r Questa è· la seconda osservazione che io pt:omisi per la intellig.enza delle nostt·e presenti condizion'i. . J, più profondi conoseitori dello spirito cattolico pensa-rono e dissero sempre che il pen siero religioso esercitava la più salutare influenza a sedare gli affelli tempestosi della moltitudine ed a rinfrescarne i bollori· delle passioni stemperate. Il maggio•· tradimento che si potesse ordire alla coscienza, alla pace, alla. prosperità di un popolo fu profanare quel pensiero reH· gioso, abusandolo a mantice· potentissimo pet' eccitare 2

XXVI AVVERTENZA la tempesta tleg1i atfètti e per irritare te passioni! E quale insidia più scellerata polria lendersi all'uomo, che fargli trovare il veleno ivi appunto, ove la Provvidenza aveagJi pietosamente apparecchiato l' autidoto? Non dirò che tutti lo facessero di mala fede; ma l"effelto non dipendendo dalle intenzioni ' ondunque procedesse, fu sempre ruinoso. Il pretesto ipocrita o fa speranza fallace di conciliare la Ji!Jerrà colla Chiesa, c la democrazia colla religione, non riuscì, che a \'i- . li pendere la Chiesa, a profanare la Religione, a compromettere le libertà e ad esporci ad un trionfo spaventoso della tirannide demagogica. Tutte qnestc nuove teorie, elle potremmo chiamare con S. Paolo prof~nas vocum novitates, si ridu· couo ad un paio di falsi supposti e a qualche equivoco puerile, ingigantiti dai ciarlatani politici, che allora solo cominciarono ad essct· teneri del Vangelo, quando sognarono aver_vi trovata la licenza e la ribellione. Mi sia permesso di accennar di passata a qualche falso supposto su questo punto e a qualche equivoco. Si suppose falsaf11ente che nei luoghi delle Scritture , ove si parla della libertà · a noi . donala da Cristo, fosse parola della libertà civile; quando nei testi che si allegano è esclusivamente parola della libertà dei figliuoli di Dio. E ciò val quanto dire di quella emancipazione dall'antico giogo della colpa, dal quale avemmo tutti la facoltà di riscuoterei per la efficacia del divino riscatto; senza che ciò imponi il menomo cenno ad istituzioni pQlitiche o cirili. Si suu-

AVVÌHlTiìNZA xxvn pose secondamente con non minore o errore o frode, che la libertà ci\'ile dovess' essere procurata direttamente dall' Evangelio e dalla Chiesa, quando nulla n è in quello nè in questa si rrnova, che possa menomamente scusare quella strana pretensione. Vero è che daHa pratica universal del Vangelo séguila eziandio la libertà civile, ed il mondo non la conobbe se non dal Vangelo, in quanto pr.1· esso s'intese la dignirà dell'uomo, e da esso s'impose un limite al p o te1~e non meno che alla suggczione; ma il pretendere qi1e• sto effello schernendo e rinnegando quella pratica, non è men ridicolo del volere i frutti da nn albero dando della scure sulla radice. L'uomo divenuto cristiano ha saputo dall' Evangclio, che tnUi gli altri uomini erano creati come lui alla imagine di Dio, erano suoi fratelli, comperi allo stesso ·prezzo di redenzione e serbati alla stessa immortalità di gloria; di quì apprese il debito di amarli come figli dello stesso padre; 'e invigorito dalla grazia, sentì nel suo cuore la pri~ ma volta che come tali gli amava. Non ci volle altro! senza costituzioni repubblicane o democratiche, in forza di quelle solenni <~onvinzioni egli riconobbe, rispettò la dignità, i dritti, la libertà dei suoi simili . Così solamente la libertà può germinar dal Vangelo: il voJernela come si è fatto a' dì nostri, è sn p por poco meno che Cristo sia un novello Spartaco venuto a soffiare la sedizione tra i p{) poli con non altro effetto , che di stringere i loro ceppi e di appesantire le loro catene. A questi due falsi supposti si è aggiunto per ter-

XXVIII AVVERTENZA zo un equivoco., per lo quale si è creduto e si è del~ t o, la libertà civile essere il medesimo che la .democrazia. E cosi al crollare di un trono, al ritirarsi di un Principe, ad ogni el·emento popolare ammesso nell a cosa pubblica, si è salutato I' affrancamento del popo- -lo, si è farneticato pet· la libertà racquista ; come -se . in luogo del padrone che cade non ne possan sorger dei nuovi più assoluti ancora, che non era il ca- ·duto. II Piemonte) per esemp-io, nella luughissima successione dei suoi Principi, tulH comunemente re· ligiosi e mode1·ati ssimi, non avea forse neppure il conccùo delle leggi oppressive ed arbitrarie impostegH dalla Camera: esso non ·cominciò a sperimentare le soverchierie del potere, che quando vi si traforaron<J 1e fazioni a rappresentar·vi il popolo 1 La veri là è dunque che la forma di nn Govemo è cosa al tutto distinta dalla libertà) e la libertà è affatto independen te ·dalla forma stessa. E non è egli vero che sotto una monarchia anche assoluta, niente meno che in una r epubblica, si possono godere tutte le possibili libertà dal comune, dalle famiglie, dagl' incfi"idui in tutti .gli alli della vita singolare o comune, pubblica o privata? Non è egli vero che in una democrazia anche pura ~i può non fruire alcuna libertà, e gemere anzi sotto la pressura del sopru so arbitrario, della ,·essazione e del terrore? A farvi capace di questo ,·ero ho io uopo di altro che stendere un dito alla Svizzera , .a LiYorno, a Palermo, soprattutto agli Sta li ponLitìcH ed a Roma? Che dunque? se io fossi impastoiato in tulle le mie relazioni) offeso nella proprieJà, nel do-

AVVERTENZA XXIX rnicilio, compromesso nella persona e nella vita, dan· neggiato in tutti i miei interessi, ferito nell'uso dei più santi miei diritti, fino nella educazione dei nati, nell'esercizio del cullo, nel santuario della coscienza ; dovrei nondimeno credermi e dirmi libero per la sola ragione , che gettai nell' urna un a scheda, consapevole forse essa sola di un voto ehe non sorti il menomo effetto 7 Ragioniamo noi da uomini f parliamo da senno ? Su questi giuochi puerili di parole, su q li este equ.ivocazioni ridicole si fabbricò quell' immane para· dosso della democrazia nell' Ecangelio. La libertà spirituale scambiata nella civile : questa stabilita come scopo diretto della Chiesa : e da ultimo identificata cogli ordini popolari ; ecco i tre paralogismi tolti a puntelli di quella pretensione. Nè è a stupire che molli ci restasset· gabbati: non è credibile quanto sia pieghevole la moltitudine ad essere travoHa dall ' errore; che si beye talora tanto più volentieri , quanto ti~ne ' più del paradosso. Aggiungete che fu un errore, onde le passioni più ardenti sentivansi favorite e palpate; aggiungete la qualità, la facondia, la ipocrisia de i parlatori che l'inculcavano ) e voi non istupirete che questo enore abbia acquistato qualche voga: vi stupirete anzi che non siasi reso più universale di quello che è di fatto. Queg li che sudò in quest'opera nefanda di tl'adimento con arte più volpesca, con intendimento pitì. bieco, con mezzi più velenosi e con prolissità men sopportabile 1 fu Vincenzo Gioberti. Ma il fanatismo rabbioso che lo accecava) le sperticale di sorbitanze 2"" •

xxx AVVERTENZAìn che ruppe, lo scandalo per lui gettato nella ftafia , (Jnan to per avventura essa non ne avea avu to giammai , il tracollo della sna opinione, ci fanno snpporre che. ''11 cordato leuore non abbia uopo che gli si segnalino i paradossi di ·lui su questo punto . Non così del P. Ventura, il cui credito non è an- , co1a tanto scaduto, da più. non fare essere pericolosa · la sna azione e la sua parola. Et;li si è voluto far capo in Italia della nuova scuola democratico-religiosa; ma dalla solitudine in che è restato non dovreLbe conéludere come fa, che la Chiesa non ha finito ancor di capire la sua missione; >(. dovrebbe concludere sì veramente che se egli .ha capila mai in gioventù la sna vocazione di prete e di religioso, l'ha certo scono- ~ciuta e dimen tica· nella vecch ia ia . Ci dice che in Fl·ancia il Clero è entrato in quelle sue idee; ma questo specchialissimo Clero francese ha f<~Ho verso la repubblica nè più nè meno d·i ciò, che l'italiano fece verso i Governi cos tituzionali , fin.chè non degenerarono in demagogia lirannica ed anticristiana. Le concioni democratiche sono tuttav ia e~clusi~o suo privilegio: e la stampa periodica e callolica in Francia lo ha giudicato con severità uguale alla gravezza dei suoi traviamenti. Vero è che egli la ch iama stampa sedicente cattolica; ma se l' Univers, l'Ami de la Religion, la Voùc ~ La ReUgio·n et la Démocratie, discours (unèbre pour l es morts de Vi enne, etc. ; pat' le R. P. V ~N TURA. Paris ~ 1819, pag. 73. Cito senza scrupolo la versione ftanccse in luogo dell' OJ'iginale italiano che non ho; pcrchè si Lr<ttta di concetti e non di parole. •

' AVVlmTENZA XXXI . de la Vérité, e fino l'Ere nouvellb di antica data so11o sedicenti cattoliche, noi ci aspettiamo a sapere da lui qual' è la stampa veramente callolica che lo abbia approvato. La sola stampa che abbia loda!~ il P. Ventura è la social1stica, o vogliam dire della Républiqua rouge: fosse mai questa la vera cattolica a differenza della sedicente? Questa menzione del famigerato Teatino mi è suggerita, dico anzi mi è imposta dal mio suggello, a tleso la molta parte che ha avuto e la maggiore che egli si arroga negli ultimi eventi d' ltaìia. Egli, dopo l" Abbate piemontese, è stato l' autor precipuo di questo inganno ordito ai nostri popoli, da far lot· credel'e voluta dall'Evangelio la democrazia, santificata la rivolta e benedetta la ribellione. N è per Roma, nè pei Pontefici, nè per Pio IX credette lo scrittore illustre recare qualche eccezione o temperamento alle universali sue teorie demoàatiche. Anzi pu Roma, pei Pont-efici, per Pio IX parve egli avet· trattati più dirctlamenle quei subbielli democratici) accioc~hè se 11n rimorso del sacrilego allentato avesse frugato qualche coscienza, si trovasse nel tempio di Dio, dal pergamo ot·istiano c da un sacerdote cattolico quanto bastasse a soffocal'lo; anzi a inot·goglil' del delitto. Il 24 novembre Pio IX, vittima di una sconoscenza inaudita e di una oppressione sacri lega, s'in volava trepido c solitario ai sette colli, pe1· cercare asilo ove la Provvidenza lo avrebbe scorto; e soli tre giorni appresso, il 27 dello stesso mese, il P. Ventura pronun~ ziava un discorso in encomio dci rivoltosi caduti nella

XXXII AVVERTENZA. ribellione di Vienna, il quale potrebbe dirsi più veramente un encomio della ribellione. Suonava ancora l'aria delle abominevoli orgie notturne, onde si era applaudito al sacro pugnale dell'assassino: tra gli uditori del P. Ventura vi sarà stato certo più d'uno, a cui fumavano ancora le mani del sangue innocente di Pellegrino Rossi; ed il dicitore non avea parole che pet' isfolgorare l'abuso del potere nei p, incipi! non avea una sillaba per supporre almeno possibile l'abuso dei pretesi diJ'ilti del popolo l Quando si giunge a prostituir l' Evangelio a questa guisa, ci stupiremo se oggimai non si trovi altra via da contenere i popoli infelloniti, che le baionette ed il cannone f Fra la schiuma dei rivollosi, colata nella infelice Roma da tutta Europa, ce ne ha parecchi che combatterono sulle barricate di Vienna; ma se il popolo porgesse a quegli eroi la mano a11a scellerata impresa, non ne intese forse, sei mesi or sono, i l panegirico nella casa di Dio? Sarebbe un errore il pensare che le rivoluzioni si facciano dagli Avezzana) dai Guerrazzi e dai Mazzin i; queste furie non proverebbero nulla se non trovassero la materia disposta nella moltitudine; e la mate ria si dispone collo alterarne il senso morale, col falsarne l'idea religiosa, fino a farle reputare un dovere la ri\•olta ed un merito di vita eterna la insurrezione. Ora le idee si guastano colle dottrine; ed il Prete subalpino ed il Chierico regolare siculo, pet· loro e per universale sventura, lo fecero con efficacia non comunale. Senza far paragoni tra le persone, as ... scrisco francamente che alla Italia un paio di Proudhon

AVVERTENZA "xxm -sarian fot·se s·tati meno perntctost che CJllella coppia •di preti. Fa cerlo .fremere la coscienza sentire il capo del socialismo francese dire al popolo: Ùlsorgete , perchè Dio, che vel divieta è il mal-e, è l' Evangelio . ·che v'impone l'obbedienza, è una impostura; ma i n Ila· lia che effetto avrebbon potuto avere quelle bestem· mie? Effetto pronto e tremendo vi doveano avere e vi hanno avuto queste nuove parole: insorgete, perchè Dio, ·che è il bene, non vel diviet a, e chi vi dice che l' Evangelio v' impone l'obbedienza, è un impostore. La Religione e la Democrazia, chè cosi s'intitola il discorso del ·P. Ventura sui m0rl'i di Vienna, è una caldissima declamazione con tro le monarchie assolute : è un encomio sbardellato di chiunque insorga arma· tamano a disfarsene. l due cardini su cui si aggira quell'arringa, sono <lu·e falsi supposti, eon trari i a t. senso naturale, ai dettami della religion€, all'autorità ·di tutti i savii, alla storia, alla esperienza; ma che ' noadim·eno da un uditorio bria-co di li·ccnza doveano essere accolti con avidi orecchi e con cuor fero-ce, fin o .a persuadersi di compiere una missione di Dio nell' atto st-esso, che stava -calpestandone i precetti più. solenni e le voci più imperiose. Il primo dei due falsi supposti è, che u.na monarchia assoluta non possa es· sere altro che di-spotica, e sia per consegue·nte con1raria allo spirito del Vangelo. Il secondo, che contro qualunque monarchia assoluta si ha un diritto imprescrirtibile d'insurrezione, se ne ha quasi imposto il debito dall' E'va·ngelio: e che ribellandosi a questa guisa si fa senigio alla · chiesa; come appunto l'ora-

'XXXI 'V AVVERTENZA tore asserisce aver fallo gl'insorti di Vienna; quantunque conceda che essi abbian potuto non credere a Cristo, e neppm· sognare di render servigio alla Chiesa. Egli basta una leggiera osservazione sui principii di diritto pubblico naturale, sui dettami cattolici, sulla storia e sui falli contemporanei, pe1· intendere che potere assoluto e tirannico non sono sinonimi; ma il tirannico è una dege.nerazione dell'assoluto, come -potrebbe degenerare qualunque altra forma govcrnaliYa, e come degenerarono bene spesso i poteri popolari, che oppressero tanto più duramente quanto più mu lliplicavano gli oppressori. La Chiesa poi benchè condanni altamente tnlli gli abusi, non ha parteggiato giammai nè si è mosll'ata propizia a veruna forma particolar di govern o. Essa avendo sanzionata la derivazione del potere civile da Dio, ha riconosciuto che ne potea essere depositario un individuo eletto a pet'· }}eluità o a tempo, una dinastia per eredità, un' assemblea, un senato, e ,·i a di scorrend·o; .ma sempre ha imposto alle coscienze il dovere strelli ssimo della soggezione e della dipendenza: dico anzi meglio, non è slata essa che lo ha imposto; ma l'ha fatta da semplice propone·nte autorevole, notificandoci i precelli che se ne truovano nell' Evangelio e negl,i scritti apostolici. D' altra parte il dogma della naturale uguaglianza tra gli uomini } l'altro che ne deriva della fratellanza universale; il rispetto che si dee al diritto, alla libertà ùel proprio simile; la dignità conferila all'uomo per divino ri scatto; tutti in breve quei principi i che costituiscono il decoro ed il nobile orgoglio della socie-

AVVERTENZA xxxv là cristiana , vede ognuno che si possono così bene conservare in una mon:1rchia anche assoluta, che sconascere e cal pestare ·in una costituzionale od in una repubblica. E perchè dunque dovrebbe la Chiesa parteggiare per una forma a prefe1·enza di un'altra? Essa mostrandosi indifferente per ciascun'l potrebbe formare la perfezione, la pace, la prosperità di tulle, se le · si lasciasse libera e piena azione nel ruczzo delle nazioni redente . Perciocch~ in sustanza la prosperità dei Governi dipende assai meno dall'accidentale loro f~rma, che dà Ila morale bon là dei governanti; e di questa morale bontà la Chiesa, e la Chiesa sola, possiede l'intero concetto, ed ha il segreto d' ispirarlo p1·aticamente nei cnori fedeli . Non può dunque ignorare il P. Ventura colla sua scuola democratico-religiosa, che il potere anche assoluto è stato in mille guise riconosciuto come legittimo dalla Chiesa, però appunto che esso non sinonima con dispotico; è stato esercitato dai Pontefici anche ultimi, nè crediamo che cattolici cosi zelanti lo vogliono qualificare per pagano e pet• tirannico, anche quando ne fur depositarii i Vicarii di Cristo. Quanto alla insurrezione, lasciando la qnistione di diritto se, quando e come il dispotismo e la tirannide possano onestarla, il fatto è che uon era tirannico il potere in Vienna, dove allora allol'a eransi date liberali istituzioni, e dove si com'battè a viso aperto pct· la demagogia. Mollo meno erano tiranni i Principi Italiani dechinatisi a tanta condescendenza, a concessioni .cosi larghe, che a sostenerle non si .tt·o- ~ando i popoli abbastanza maturi, sono riusciti a qne-

XXXVI AVVERTENZA gli eccessi che deploriamo, e che farebbero desiderare il regresso ad una condizione, ove si parlasse meno di libertà) ma se ne aodesse alquanto di più. Ad ogni modo despoti che fossero o no i nostri Principi, è stato mostruoso e sacri lego questo aizzare i popoli alle rivolte ·in nome di Cl'islo e ùel suo Vangelo. Noi sfideremmo tulla la perizia patrislica del rinomato Teatino a recare una sillaba dai santi Padri o dalla Chiesa che somigli la sua diceria; ancorchè· se ne volessero interrogare i tempi, nei quali si ge- . mca davvero sollo la tirannide. Nè dico per questo che· i Padri e la Chiesa l'approvassero: dico sì veramente che i popoli pe1· un tal rispello non hanno uopo di stimolo ma di freno ; come, per esempio, il dirillo ed cd il dovere di alimentarsi non è stato giammai subbiclto di sacre parenetiche, perchè gli uomini Lrasmo-- dano pel soverchio e non pcl manco. I veri amici della Società che ne cercano il bene senza arnbirne i plausi, oppongono l' argine dove sborra il fiume, e si recherebbero a coscienza crollarlo o inindebolirlo ove appena si tiene all'impelo ; e ciò fece perpetuamente la Chiesa, tenendosi sulle orme del suo Istitutore d"ivino. Ora tra gli abusi possibili del potere civile screditato, incerto e vacillante da una parte, e ]a licenza dei popoli dall'altra, i quali solo oggimai obbediscono a·gl' istinti animaleschi e non conoscono e non soffrono alcun freno, vede ognuno de qnal parte sia il bisogno che si raffermi l'argine. 1l Gioberti scrisse dei suoi censurati che essi favorirono la libertà quando poclzi la professavano, e la combattono· . .

AVVERTENZA XXXVII ora che essa è in auge (l), È questo uno dei molli casi in cui quel libelli sta inviperito, per foga di maledire, tesse l'encomio credendosi di censurare. Ciò significa in buon latino, che essi quando prevalevano i Principi, promossero ·appresso di loro la causa dei dirilli e della libertà dei popoli; quando scapestrarono i popoli, ricordarono a questi i diritti e l'autorità de' Principi. Di ciò dovea seguitaa·e, e ·seguitò di fallo che i Principi nel primo periodo li sacrificarono., e i pretesi popoli li oppressero nel secondo; ma essi non abbandonarono per sì poco la loro via, e queste pagiue ne potrebbero essea·e nn argomento. Della cieca sconoscenza umana hanno pieno compenso e conforto nel partecipare in qualche modo alla sorte che trovò trai mortali quel Grande, onde si nominano, il quale fu schernito da Erode, e fu cerco a morte dalla plebe sedotta e infuriata! Con più senno si è certo gover· nato il P. Ventura, che nel 1825, quando i Principi ' imperiavano da assoluti e sembravano abbastanza sicuri sui loro rr.oni, fece l'apoteosi dell'assolutismo ; e nel 1848 quando i popoli scuotevano ogni giogo, la fece con non minore .eloquenza deila ribellione; l'una e l' a\ta·a, s' intende, appoggiata sulle sante Scrillurè (2) . Questo significa conoscere il mondo! Non vorrei che questa digressione fos se parola troppo prolissa; ma fors.e non sarà paruta digressione , (t) V. Gioberti; Gesui ta Modern o. Losanna · 1846; toni. 111. pagina 402. (2) P. Gioacchino Ventnra: Saggio sul Potere pubblico. Si trova nel Giornale ecclesi asti co di Roma . Roma 1825, tom. IV, pag. 13t. 3

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