Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

8 FELLONIA 1anto di\'erso dai Ministeri che lo precessero. Nonitimeno in questa ipotesi gli con·cr.cbhc uno stretto debito di riparazione, colrivocar qualch.e legge, da cui sarebbe troppo vituperata la storia di qnel paese. Gli uomini stessi ed i governi che si son dimostrati i "più ligi e i più vilmente adulatod di codesti pretesi · diritti inalienabili e imperscrillibili dei popoli~ hanno fallo tutto al rovescio denc loro teorie quando il popolo, sfamatosi di eccessi contro le vite, l'onore e le sustanze dei privati ha voluto a dirittura mandare a spasso chi vantava qualche diri!lo ùi governarli. Nè .intendo biasimarli per quest'ultimo; perchè non sono nè i re nè i popoli che costituiscono la giustizia; ma ·è l' antore sovrano dei re e dei ·popoli: intendo dire -che non è giustizia, se non è la stessa per tutti. Mi sono pt'eso questo passo innanzi, pereh è quel prestigio della sovranità popolare non ci facesse ve!@ all' intelletto, quand'anche la trovassimo realmente dichiarata contro la temporale autorità dei Pontcfìci.. Questo non è, no·n può essere, come non è possibile che un popolo tolto intero sconosca i suoi interessi, e voglia la sua l'llina; dirò ancora che que~ti alquanti mesi di oppressione sa1·an bastevoli, pc1·chè il popolo romano si confermi nello am<>re e nella devozione alla pacifica e paterna autorità dei Pon.tefici . Ma perchè se ne mena uno strano rumore, perchè si gr ida da lutti i lati codesta volontà d'el popolo, si supponga per un momento qnel che si dice: sarà per questo meno fellonesco l'attentato perchè è maggiore il numero dei felloni? Non sarà più tradimento, se sono tutti a tra-

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