Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

CONCLUSIONI!. 123 iat iv i fazi osi non riescono, come frutterebbe una tirannide, un di spoti smo , una oppress. ion senza esempio , se per suprema nostra sventura i tentativi riusci sse ro. La conciliazione si nsa ed è buona con chi pretendendo alcuna co~a è di sposto a concedervene qualche altra ; ma con chi è deci so di opprimervi e torvi tntto , n nn ci è via di mezz o ~ o battagliare animosamente per vincere, o abbandonarsi ad esser calpesto. In Italia si è proclamato col fatto, in F1·ancia dal Sociali smo si è profe ssato espressamente colle parole, che la maggi oran~a non ha verun diritto. E sapete voi che importa fJUCsto? Importa che se, pe1· esempio, in Italia centomila demagoghi giunge.;sero pe1· qualunque via a far si padroni del potere , si sarebbero costituite d11e caste; I' una dei ceniomila che potrebbe dirsi dei bralzami o padroni, l'altra dei ventidue milioni e novecento mila, che saremmo i paria, gl ' iloti o gli schiavi aventi vita, sustanze, donne e figliuoli alla di screzione dei primi. Sarebbero in somma i bianchi liberi in mezzo alla turba dei negri mancipii; restando nondimeno a sapersi in qual campo ci abbiano codesti signori conquistato o in qual mercato ci abbiano comperi. Questa idea che recata così esplicita parrebbe un incredibile paradosso, ·guardata implicita nei principi i e parzialmente nelle applicazioni , si truova dialettica ed in parte recata in pratica. L'uomo, perd uto il senso della Religione ed abbandonato al delirio della sua alterigia, non truova pascolo più degno del suo orgoglio, che opprimere quanti più può dei suoi simili . t O

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