Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

H4 CONCLUSIONE. tropoli del cristianesimo ad essere (mi si perdoni la pa1·ola) la cloaca massima di quanto ci ha di più bestiale e di più schifoso nel radicalismo europeo, la qujstione politico-religiosa di rendere il Pontefice alla sua sede, si è cangiala nell'altra strettamente umana, di liberare dalla tirannide più scellerata nn popolo che ha oggimai troppo espiato le sue improvvide connivenze e la sua inet·zia. Guardata sotto tale aspetto la quistione, non ci è bisogno di esser cattolico per sospit·are il ritorno in Roma dì Pio IX; egli basta essere uomo per affrettarlo almeno col desidl!rio. Se si fosse guardata la cosa solto questo aspetto, se si fosse c_hiarilo ben questo punto, il Governo francese non saria stato obbligato a ravvolgersi in un equivoco, che avrebbe potuto riuscit· ruinoso , se la sconsigliata avventatezza dei faziosi non vi avesse posto rimedio coi suoi eccessi. Il Generale Oudinot parea disposto ad entra t· mezzano tra i rivo ltosi ed il Pontefice, istaurando la ridicola politica di conciliazione proposta dal Gioberti, e ripulsata con tanta d~gnità e con tanta ragione in Gaeta. E chi udì mai che si tratti di conciliazione e si capitoli col ladro e coll'assassino enh·ati in casa di viva forza ? Se i demagoghi romani fossero stati qualcosa di meglio che ladri ed assassini, se avessero avuto non dirò onestà, ma almeno il patriottismo pagano di molti liberali, avrebbero a braccia apt!rte accettata la proposta ; e chi sa quali e quanti sacrifizii si sarebbero imposti a Pio IX pe1· pao-are r· o mte1·vento francese l Ma i demagoghi stessi perdendo sè' servirono mirabilmente alle ragioni della verità e

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