Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

38 . TIRANNIDE si mo riuscimenlo . Ci sono state monarchie p\·osperose e fiorenti in o•Yni parte di cultura quanto qn-alunque repubblica: ci 0 sono state repubbliche dispotiche e tiranne quanto qnalunque dispotico e tiranno monarca. Nè pc1• questo vorrei portar giudizio di preferenza pel governo di uno su quello di molti. La somma del negozio sta in questo, che si conduca bene pl'alicamente q nella forma qualunque che si adotta; perciocchè tr·attandosi di una istituzione che non forma ed educa l' uomo, ma lo governa for:nato ed educato, sono gli nomi •. ni che fanno riuscir· bene siffatle istituzioni' le rruali hanno assai poca efficacia a far buoni gli uomini se non lo sono. Di qui voi vi renderete ragione di un fatto che altrimenti potria parere inesplicabile. I vel'i amici della società, i grandi benefattori dei popoli si curaron ben poco di andai' saggiando varie istituzioni politiche, il quale fu sempre l'esclusivo mestiere dei faziosi e dei turbolenti. Quelli applicaroo l' anrmo a far migliori gli uomini persuasi siccome erano che pet' questa via, qualunque forma di govet'no se ne saria vantaggiata. Così il sovrano amico della soc ietà, il benefattore Llei popoli pe1· eccellenza, Cristo redentore, quan tunque ci fosse la rgo di precetti e di esempii in cose di assai minot' momento, su questo punto guardò il più profondo silenzio; c pel' quanto la nuova scuola italiana demvcra tico~religiosa vada in estasi dal!va pe regrina scoperta del la democrazia nell'Evangelio, io son sicuro che, quando si sa t'an raffreddati i cen·e lli, essa stessa si accorgerà che nell' Evangelio non ci é · i

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