Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

64 TIRANN l DE' massimo numero d'individui di un umano consor'i{iO'. A questo ragguagl io io non dubilerb di <lsserire con qualche cognizioue di cansa, che t;l i Srati pontiil c i i sc 11 0 n i 5 t avano innanz i a t n tt i i, pacsi c iv i l i , non erano seco ndi a veruno; e se in qualche cosa dife travauo, ne avevano larghi compensi in di\' ersi generi. Oh! che? so rridete. a sentir Roma non men civile di Parigi e di Londra? ma io avrei forse miglior rag ione di compatire e di sorridere al vostro ri so. Se voi non conosce te altro incivilimento che il pagano; se voi · non ammettete altra g1'andezza che flotte, strade ferra le , co lonie lor.g inque, lumi a gas, telegrafi elett ri_ci e lo squi si to raffinamcnlo degli agi e dei diletti de.lla vita , se, dico , vo i pensa te a questa maniera, lo capisco anch'io che ne li'Ova te senza paragone più su lla Senna c sul Tamigi, che non su l Tebro. Ma forse che per quei mezzi il popolo propriamente dello diviene più buono o manco misero? dovremmo forse proporlo all a invid ia del popolo italiano e <li Roma? Cer to tra noi non sono ancora le orde frementi di ouvriers socialisti, che mi nacciano la es istenza sociale nell a Fra ncia; e non si muore di pura fame, cosa non rara ne lla tauto r icca Inghilterra, e quasi ord inaria in Ir landa.. Slalldone pertanto all a descrizione recaLane di sopra, dimost rat emi che nella pa rte mo rale quelle due · metropo li stiano innanzi a Roma ; dimostratemi che il loro ben esse re materi ale si stende ad un mactoior nu- ::-Jn mero nel vero po polo; ed io allora mi l'assegnerò all' onta de l vost ro scherno. l\la quei due fa~ li non si dimostreranno in eterno , perchè non sono veri.

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