Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

36 TIRANNIDE una corona civica a titolo di avere animosamente ab· bracciata e strenuamente difesa la causa dei popoli. Le scene ùci Caii e dei Tibcri i Gracchi che deplorano sulle piarrhc della plebe e Je baciano e le inaffi an di cocenti Jag~im e, scene di pinte con tanto fuoco dal fiero Astigiano, sono rinnoyate assai spesso ot;gigiorno dai nostri mimici in politica, niente meno abili di quei del teatro. È poi nawralissimo che i~ p~polo senza saperlo, senza volel'lo, certo senza paga rli, anzi pagatone talora esso s te ~so , si truovi avere proteltori ed avvocati caldissimi. Depositario che è della forza materiale, ogni movimento sedizioso è imposs ibile senza il suo intervento; quindi il bisogno <.li prenderne ed anche disputarsene l'attivo patrocinio da qualunque ai suoi intendimenti ha uopo della sedizione e del tumulto. Fin qui tutto è naturali ssimo e dialetico. Ma se il popolo sapasse di storia o avesse vita si lunga da pote •·si giovare della spe ri enza, non si lascerebbe cog li ere si leggermente a quel laccio! certo saprebbe che esso dalla sediz ione e dal tumulto non guadagnò mai nulla ; quasi sempre ne restò desolato e funne la pl'ima vittima. Che volete nondimeno? i l · popo lo propriamente dello, tranne alcune storpiate tra· dizioni oral i, non ha vita anteriore nelle memo rie, è sempre nuovo nel mondo, accessibile però a questa specie di seduzione, perchè in sustanza non ha aaio d! studia re nella storia, tal ora manca della penet;aZion necessaria per lèggerla nelle sue sven ture. Talmente che ad onta di tu t ti i passati disinganni , esso è sempre pronto di mettersi al servigio ùi qualunque

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