Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

XXVI AVVERTENZA la tempesta tleg1i atfètti e per irritare te passioni! E quale insidia più scellerata polria lendersi all'uomo, che fargli trovare il veleno ivi appunto, ove la Provvidenza aveagJi pietosamente apparecchiato l' autidoto? Non dirò che tutti lo facessero di mala fede; ma l"effelto non dipendendo dalle intenzioni ' ondunque procedesse, fu sempre ruinoso. Il pretesto ipocrita o fa speranza fallace di conciliare la Ji!Jerrà colla Chiesa, c la democrazia colla religione, non riuscì, che a \'i- . li pendere la Chiesa, a profanare la Religione, a compromettere le libertà e ad esporci ad un trionfo spaventoso della tirannide demagogica. Tutte qnestc nuove teorie, elle potremmo chiamare con S. Paolo prof~nas vocum novitates, si ridu· couo ad un paio di falsi supposti e a qualche equivoco puerile, ingigantiti dai ciarlatani politici, che allora solo cominciarono ad essct· teneri del Vangelo, quando sognarono aver_vi trovata la licenza e la ribellione. Mi sia permesso di accennar di passata a qualche falso supposto su questo punto e a qualche equivoco. Si suppose falsaf11ente che nei luoghi delle Scritture , ove si parla della libertà · a noi . donala da Cristo, fosse parola della libertà civile; quando nei testi che si allegano è esclusivamente parola della libertà dei figliuoli di Dio. E ciò val quanto dire di quella emancipazione dall'antico giogo della colpa, dal quale avemmo tutti la facoltà di riscuoterei per la efficacia del divino riscatto; senza che ciò imponi il menomo cenno ad istituzioni pQlitiche o cirili. Si suu-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==