Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

AVVÌHlTiìNZA xxvn pose secondamente con non minore o errore o frode, che la libertà ci\'ile dovess' essere procurata direttamente dall' Evangelio e dalla Chiesa, quando nulla n è in quello nè in questa si rrnova, che possa menomamente scusare quella strana pretensione. Vero è che daHa pratica universal del Vangelo séguila eziandio la libertà civile, ed il mondo non la conobbe se non dal Vangelo, in quanto pr.1· esso s'intese la dignirà dell'uomo, e da esso s'impose un limite al p o te1~e non meno che alla suggczione; ma il pretendere qi1e• sto effello schernendo e rinnegando quella pratica, non è men ridicolo del volere i frutti da nn albero dando della scure sulla radice. L'uomo divenuto cristiano ha saputo dall' Evangclio, che tnUi gli altri uomini erano creati come lui alla imagine di Dio, erano suoi fratelli, comperi allo stesso ·prezzo di redenzione e serbati alla stessa immortalità di gloria; di quì apprese il debito di amarli come figli dello stesso padre; 'e invigorito dalla grazia, sentì nel suo cuore la pri~ ma volta che come tali gli amava. Non ci volle altro! senza costituzioni repubblicane o democratiche, in forza di quelle solenni <~onvinzioni egli riconobbe, rispettò la dignità, i dritti, la libertà dei suoi simili . Così solamente la libertà può germinar dal Vangelo: il voJernela come si è fatto a' dì nostri, è sn p por poco meno che Cristo sia un novello Spartaco venuto a soffiare la sedizione tra i p{) poli con non altro effetto , che di stringere i loro ceppi e di appesantire le loro catene. A questi due falsi supposti si è aggiunto per ter-

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