Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

XXVIII AVVERTENZA zo un equivoco., per lo quale si è creduto e si è del~ t o, la libertà civile essere il medesimo che la .democrazia. E cosi al crollare di un trono, al ritirarsi di un Principe, ad ogni el·emento popolare ammesso nell a cosa pubblica, si è salutato I' affrancamento del popo- -lo, si è farneticato pet· la libertà racquista ; come -se . in luogo del padrone che cade non ne possan sorger dei nuovi più assoluti ancora, che non era il ca- ·duto. II Piemonte) per esemp-io, nella luughissima successione dei suoi Principi, tulH comunemente re· ligiosi e mode1·ati ssimi, non avea forse neppure il conccùo delle leggi oppressive ed arbitrarie impostegH dalla Camera: esso non ·cominciò a sperimentare le soverchierie del potere, che quando vi si traforaron<J 1e fazioni a rappresentar·vi il popolo 1 La veri là è dunque che la forma di nn Govemo è cosa al tutto distinta dalla libertà) e la libertà è affatto independen te ·dalla forma stessa. E non è egli vero che sotto una monarchia anche assoluta, niente meno che in una r epubblica, si possono godere tutte le possibili libertà dal comune, dalle famiglie, dagl' incfi"idui in tutti .gli alli della vita singolare o comune, pubblica o privata? Non è egli vero che in una democrazia anche pura ~i può non fruire alcuna libertà, e gemere anzi sotto la pressura del sopru so arbitrario, della ,·essazione e del terrore? A farvi capace di questo ,·ero ho io uopo di altro che stendere un dito alla Svizzera , .a LiYorno, a Palermo, soprattutto agli Sta li ponLitìcH ed a Roma? Che dunque? se io fossi impastoiato in tulle le mie relazioni) offeso nella proprieJà, nel do-

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