Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

AVVERTENZA XXIX rnicilio, compromesso nella persona e nella vita, dan· neggiato in tutti i miei interessi, ferito nell'uso dei più santi miei diritti, fino nella educazione dei nati, nell'esercizio del cullo, nel santuario della coscienza ; dovrei nondimeno credermi e dirmi libero per la sola ragione , che gettai nell' urna un a scheda, consapevole forse essa sola di un voto ehe non sorti il menomo effetto 7 Ragioniamo noi da uomini f parliamo da senno ? Su questi giuochi puerili di parole, su q li este equ.ivocazioni ridicole si fabbricò quell' immane para· dosso della democrazia nell' Ecangelio. La libertà spirituale scambiata nella civile : questa stabilita come scopo diretto della Chiesa : e da ultimo identificata cogli ordini popolari ; ecco i tre paralogismi tolti a puntelli di quella pretensione. Nè è a stupire che molli ci restasset· gabbati: non è credibile quanto sia pieghevole la moltitudine ad essere travoHa dall ' errore; che si beye talora tanto più volentieri , quanto ti~ne ' più del paradosso. Aggiungete che fu un errore, onde le passioni più ardenti sentivansi favorite e palpate; aggiungete la qualità, la facondia, la ipocrisia de i parlatori che l'inculcavano ) e voi non istupirete che questo enore abbia acquistato qualche voga: vi stupirete anzi che non siasi reso più universale di quello che è di fatto. Queg li che sudò in quest'opera nefanda di tl'adimento con arte più volpesca, con intendimento pitì. bieco, con mezzi più velenosi e con prolissità men sopportabile 1 fu Vincenzo Gioberti. Ma il fanatismo rabbioso che lo accecava) le sperticale di sorbitanze 2"" •

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