Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

50 TIRANNIDE se ma che è stata offerta identicamente in cento altri. E dal prestigio e dalla illusione della scena ser~~ r.a es~ sere stata tolta cziandio quell' arte di mnltrpl1carst nelle apparenze sotto la vista, sì che ti sembrasse un eserciio ciò ch'era appena un piccolissimo drappello di comparse: cosa fr·equentissima sul teatro. Ma se altrove questi attori di commedia poterono esprimere qualche volta un voto della maggioranza, • in Roma è certo che pel mutamento della forma governativa non vi trovarono il menomo eco; ed avendo cominciato soli, soli sono restati e son tuttavia. Il che oltre all'argomento negativo del non avervi giammai partecipato la maggioranza; oltre al positivo del essercisi espressamente rifiutata, anche quando vi era sospinta con soprusi e con minacce; oltre, dico, a tutto questo, è manifesto da una ragione intrinseca alla natura del principato poniificio e da esso insepara· bile. Faccia il lettore di entrarci bene addentro, cominciando dal richiamarsi al pensiero un principio sta· bilito più sopra. Supposto, come fu già osservato, che la prospe• rità sociale dipenda principalmente dalla qualità degli. uomini che debbono procurarla, sarebbero ottime quelle guarentigie che assicurassero al possibile Ja morale bontà degli uomini stessi. Ma che volete? l' impossi· bili là di potere essere assicurati su questo punto, ha fatto studiare qualche appoggio es trinseco nelle istituzioni, acciocchè trovandosi al potere un uomo che ne abusasse, vi fos ser dei mezzi a trattener! o nei suoi consigli ed a scemarne al possibile i rei elfelti. È non4

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