Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

• 52 TIRANi'HDE e seO'natamen!c nelle cillà, non ne abbian mostrato tuud" quell'amore c quella illimitata fiducia che per tanti titoli avrebbon dovuto. Nondimeno truovo la spiegaz ion del fenomeno nell e bieche sngges ti~ni d~l~ la eterodossia masc herata , nella vaghezza d1 nov11a ed in quella condizione degli uo tnini, onde il ' sicnro possesso e la lunga usanza scemano il pregio nella es timazione anche alle cose più preziose, pP- r non di- • re di ai tre ragioni che accennerò altrove. Ma se i sud-- di ti pon lificii avessero mai avnto voglia rli sperimentat·e qu alcosa .di nuovo, la Provvidenza lor ne ha dato tutto l'agio negli alquanti mesi di repubblica mazziniana) che sono stati, a sentir mio, il mezzo più effi. cace pe r tornare in pregio l'autorità temporale dei Pontefici. Ma non ci scostiam dal proposito. Un Principe veramente imbevuto dello spirito cristiano e che si governasse nei suoi consigli colle massime dell' Evangelio , sarebbe la miglinr guarentigia pei suoi suggelli, e renderebbe inutili quei contrappesi e quei controlli escogitati a rendere più difficile l'abuso de l principato. Il solo che potrebbe mancargli sarebbe la pratica cognizione e la piena intelligenza dei fatli; ma ove a questo fosse provvedu to col consiglio di persone sperimentate e sincere, il migliore andamento della cosa pubblica sarebbe assicurato;. pel'chè suppostane fa cognizione, ]a volontà di fare il bene al Principe non potria mancare, sopratlul!o se persona li e domestici interessi noi poless~ro far deviat'C nella pratica da quello spirito cristiano onde lo supponiamo animato. Che se quella condizione pro-

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