Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

102 SACRILEGIO o-cnerosi al segno di desiderarla: qoesla generosità era ~erbata all'impudente cinismo ed alla ipocrisia farisaica della già sciolta Camera torinese e della defnnta Costituente romana. lo non conosco cosa più ridicola della prosopopea onile si è parlato e sct' itlo della umiltà della Chiesa,. a cui si disdice lo splendore di una sovranità temporale; della celeste missione, a cui non si affanno le brighe secolaresche; del gran pondo di un Governo, che ruba il tempo e le cure ai più gravi affari· della Chiesa; in una parola del manifesto ripugnare allo spirito del Vange lo nn Papa-re. E qual cosa davvero più ridicola di questa) che la Chiesa di Cristo, l'Episcopato cattolico, il clero , l' nniversal dei fedeli debba imparare ciò che conviene o ripngna collo spirito del Vangel(), sapete mo' da chi? Dall'avvocato Bt·offerio e da non so qual prete scomunicato che arringava in un teatro di Roma. E si noti per meglio apprezzare la rara modestia di questi zelanti callolicl; qui no·n si tratta di un caso nuovo, sul quale potess' essere almen dubbioso il sentir della Chiesa: niente meno! si tratta di tÌn senti l'solenne) confermato coll' insegnamento e colla pratica di oltre a tredici ~eco li; professato da forse dugento Pontefici, tra i quali moltissimi di scienza eminente, molti di eroica santità decorata cogli onori degli altari, quasi tutti di vita innocentissima.; di un sentire abbracciato da' Concilii ecumenici e segnatamente dal Tridentino, datr Episcopato cattolico, che oltre all'avere esso partecipato in vari i tempi ai poteri civil i", concorse esso medesimo

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