Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

30 FELLONIA che la indipendenza italiana è assicurata' e la ete~·~it.à della repubblica romana non può ammettere pna d menomo dubbio per l'avvenire. Restato così tutto il pondo di quella guerra al carico di Cado AlbeJ'IO e delle sue soldatesche, queste, per uua uurna parte, avendo respirara l'aria dell'anarcllia, si sono trovate immorali e indi sciplinate, da avere precipitata la rnina ·di quella campagna che per quanto non potesse riuscire felice, faceva supporre almeno che saria stata diuturna . Sembra certo che vi occorresse ctualche tradimento di un Ramorino, condottiere sulla taglia del Garibaldi, e voluto; Generale dai circoli popolari: alcuni reggimenti saccheggiarono e devastarono il proprio paese, peggio che non avrebbet· fatto i Tedeschi in paese nemico; altri si rifiutarono formalmente di entrare ncii' azione; e se è vero ciò che alcuni giornali raccontano, che re Carlo Alberto si prostrasse loro innanzi scongiurandoli per l'onor patrio e per la indipendtn'{a italiana, dovrà clini che il buon uomo si sarà creduto davvero che quelle parole maiuscole possano ispirare un convincimento ed infondere il coraggio nella moltitudine. Lo abbiam detto, non lascerem di ripeterlo: perduta per la licenza la di sciplina} sconosciuto pet· la immoralità il sentimento del dovere) è follia imbarcarsi in somiglianti imprese; e se si ardisce, una disdeua vergognosa farà che una nazione p el' molti 1ustt·i non si possa rilevare dalla caduta. Un esercito di circa ottantamila combattenti che prende le sue prime ~osizioni di battaglia il 21 marzo , e che il 24 è già mteramente sbandato da un nemico, che conta poco più

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