Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

126 CON CLìlSIONE. lea ltà , di coscienza e di capacità) lo strepitarne e Io strabili arne della demagogia sartbbe la prima ragione del mantenerli, in qnanto precipua mi ss ione dei Gove rni italiani nel le present i cond izioni è. l' attutare que lla fi amma viol eg ta ed impura, perchè non comprencl a ed im·ada ogni cosa. Divieto delle dimostra~ioni popolari. A llorchè si cominciò quella strategica nella Penisola , la novit à e l'inesperienza ce la fece guardat'e come un divertimento da fanciulli o una commedia. Ma oggi non sarebbe reo un Govemo che non si armasse ,·igo rosa~ mente contro quel mezzo, onde una minorità sconosciuta ed ill egale potrebbe dettar la legge e imporre i suoi voleri meno al Governo che alla nazione? Se voi le perme ttete, e il non vietarle efficacemente è il medesimo che permetterle, voi da un' ora all' allt'a po tete esse re cimentato al tremendo bivio o di assentire alle pretens ioni più inique, o di comprimere con mezzi violent i una moltitudine: il che spesso costa sangue, vile, ed è sempre trepido ed odioso. In Francia sono seve ramente interdette; e per la fatta il 15 mag· gio del passa to anno, i capi benchè rappresentanti del popolo o pe rsone notabi li , se non si sal va.rono collo spa triare , sono esportati o rinchiusi nel for te di Dou l ~ lens ad espia rv i le pene, a cui li condannò l'Alta Corte di Bourges. Il diritto di petizi one si eserc ita meglio co ll e soscrizioni sulla carta, che non cogli ui·Ji nelle piazze; nè ho letto in veruna Costituzione che . / pel' eserc1tare f{ nel diritto bisogna avere una voce stentorea eù il vezzo plt!beo di far baccano per le contratle.

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