Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

x AVVERTENZA . !'ia entrata in un periodo di convalescenza , da farci parer non lontana la guarigione: chi , dico, parlasse in questa gui:;a , ci parrebbe es prime re qualche cosa di più che nna semplice all ego t·ia sccentistica. Ci parrebbe anzi quel parlare essere in pienissimo accordo coll'analogia che passa in questo, come in tanti altri particolari, tra la \'ita delle nazioni e quella degl'indi- . vidui. Le nazioni non vi vono che moralmente; e però le loro malattie non possono essere che morali; ma in questo giro esse hanno tutti i sintomi, tutte le ambasce , tutte le crisi, i rilevamenti e le ricadute che si osservano nei morbi fisici; e questo singolarmente, che tulla la macchina sociale è e dicesi inferma, quando lo stemperamenlo di una parte sola, poniamo un organo od un umore, è riuscito ad invadere e mettere in iscompiglio tutto il resto. Io tan ta analogia ci ha nondimeno una differenza, la quale è, che negl'individui , ingaggiata la lotta tra il morbo e l'intimo principio vitale, questo o è vinto òal male e si muore, o vince il male e si torna a perfetta sanità come prima. Laddove nelle nazioni, che non muoiono e forse non possono mori re, la lotta di necessità dee riusc ire alla guari gione; e il yenire anche agli estremi let·mini delle agonie non può che rendere più immi nente il riaversi. E questo ci pare indicato in quella parola della Sapienza, che Iddio cioè fece sanabili le na\ioni della terra. Yero è che lo sta to _morboso può essere più o meno diuturno , potrebbe prolungat·si a lustri e chi sa che non anche a secoli! ma non ci è a temere la morte, c la sanità nou

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