Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

68 TIRANNIDE mrsse, già ne starebbero cogliendo un frutto da non invidiarne qual' è più cnlta contraùa di Europa. Nondimeno ritraendoci eziandio a tempi anteriori, quando semb1 ò che non si avesse so llecitudine di provvedere a quei bisogni, questi trovavano compensi amplissimi nelle special i condizioni di quel Governo. Il tanto fiore delle scienze sac re, delle lettere antiche e , soprattutto delle arti belle) pe1· le quali Roma si potea dire nel rigo t' del termine un'Accademia europea ed un Ateneo uuiversale; l'augusto sena to dei Cardinali in cni le più grandi nazioni non contano che poch i membri, e dove nondimeno gli Stati pontifica li coniavano quas i una maggioranza ; un corpo diplomatico numerosissimo c che occupa il primo posto nelle Corti dell'Europa continentale; i collegi di quasi tulle le nazioni stabiliti iu Roma, e quello segnatamcnte di Propaganda) che sembrò a Napoleone la creazione più colossale dei tempi moderni , e che non ha per lotto altrove cosa che lo agguagli o ro somigli; H n concorso incessante di stranieri che o vi andassero per ammirare le grandezze cattoliche, o per respirarvi quella tranquillità e quella pace che cercherebbesi indarno altrove) o per vivere giorlli di pietà ope rosa accanto alla tomba degli Apostoli, sempre riuscivano di n.n immenso profitto alla ciffà elle gl i ospiziava; l'essere decorata di tanti monumenti pei quali i Pontefici, che non lasciavano posterità, cercarono di sopravvivere nella mem~H·ia degli avv~nire; l'essere Roma capit ale e metropoli augusta della più numerosa Società che siasi mai assembrala sotto le stelle) l'avere un Principe

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