Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

66 TIRANNIDE · opra tutti nei sever i papale, che pure si vantagg1ava s studii e nelle più alte discipline. Pe r quel che si attiene alla parte materiale d' incivilimento, potrcbb' essere che gli Stat i del Papa si ti'O \·a ssero alquanto lndiet i'O a qualche . altro paPse in :que i mezzi pubbli ci e pomposi di raffinata agiatezza , di grandi commercì, d i traffici estesi e d' industrie gigantesche. Ma sarebbe un en·o1·e gravissimo il pensa· re che questi mezzi co stitui scano il materi'ale ben' essei'e di nn popolo, e che si stendano al mass imo numero d' indi vid ni. Oggimai è dimostrato, che que i mezzi ri escono il più !'pesso ad essere ricchezza e sibarit ismo di nna casta privilegiata , ed i l popolo propriamente detto non ci guadagna altro che sacriOcarvi più sudori e più vite. Certo le scene troppo vere de i Misteri di Pari gi, e gli spettacoli di paupuismo che dà Londra, sono sconosciuti tra i sudditi del Pontefice, i quali han vantaggi c privilegi non rrieno seo· nosc inti , e in parte impossibili in allre contrade. Un popolo che non è stretto a servigio militare, che paga in p1·oporzione le imposte più lievi che si conoscano, che è retto da un governo il. cui solo difetto fu la troppa mitezza, noi non sappiamo con quale altl'O possa paragonarsi. A questo si aggiungano le opere di pubblica carità cristiana che moltiplicarono in Roma in nna maniera porlentosa, Ono a non lasciare bisogno, mi seria, sventura nessuna a cui non fosse pr eparato il suo rimed io, il suo balsamo, il suo asilo· aO'cr ' un · · f · ' . .no1 ganst 1 per ez10namenti recati ai pubblici stabtltmenti, dei quali taluni fnr modelli a tutta Eu-

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