Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

120 CONCLUS TON l't. si tol se essa stes~a la maschera, qnanùo F.i rnppc in qncgli cccesf'i che facev ano raccapricciar lt11la Eur~pa, si fece alrneno aIl or qnalche cosa? Nu lla meno! s1 restò come prima col diletto niente; r. i disinganni più ilolorosi non senirono che a_ farci più rei. Si fos se almeno restato col niente l II peggio fu che molti one- ~ti si piegarono ad una condescendcnza coi demagoghi, la quale non cerchiamo se potesse usarsi senza rimorso, ma certo oggi non dovt'cbb' essere da ess.i ricordata senza rossore. No! non giova di ss imularlo ! sono intimamente convinto che in Italia la maggioranza dei così dclti liberali sono alieni dalle doltrine demagogiche, nientemeno di quel che lo siano fili onesti liberali francesi dalle socialistiche. Ma la differenza tra quelli e noi in qnesta parte è notabilissima, e polreiJb' essere differenza di ,·ita e di morte. In Francia la maggioranza onesta non ha niente di comnne col socialismo, n'è separata le mille miglia, lo comballc con Lutti mezzi legali di giornalismo , di libri, di parola, di elez ioni e via di scorrendo, associandosi in bell'accordo lulto l'ordine ecdesiastico nell'opera sa lntare. Questa ten- (1enza espressa in tutte le maniere al Presidente della Repnbb li ca , lo confortò a circondarsi di un ministero retto, moderato e forte, del ctu alc., a non dir altro, la sola presenza di M. de Falloux è sufficiente pegno che non fa rà mai cosa meno ·che onesta. Tutto il ro- ' 'esc io accadde in Italia! innumerevoli am ici di libel'- tà, potrei dire anche tutti, erano pet· fermo lontanis- · simi dalle i"dee e dico mealio dai delirii demaaoaici. tl b ~ '

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