Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

CONCLUSIONE. Il cittadino Pt·oudhon, che tra tutti i socialisti ha il rn f' rito di esset·e il più dialeltico e il più sincero , l' ha formolata in questo bt·a ndello che io raccoma ndo all'attenz ione del mi o lettore. Notre principe, à nous , c'est la négation de tout dogme; notre donnée, le 11éant. Nier, toujours nier, c'es t là notre méthode : elle nous a conduit à poser camme principes, en re· ligion l' athéisme, en politique l' anarchie, en écono· mie civile la nonpropriété. Le quali parole che fat·ebbon fremere anche nn selvaggio, sono nondimeno niente altro che un a più chiara espressione dei tre caratter i , che io divisava di sopra per riconosce re i demagoghi della Penisola. Lo sconoscere qualunque legittima autorità non è altro che anarchia; il Sllpl'emo grado della tirannicl c è negare il diritto di proprietà , a cui si attiene la esistenza medes ima della famiglia ; ed il rinnega re ii cri stianesimo, pe1· un uom che ragioni, non può riusc ire , che al panteismo o allo scettici smo, due diverse forme di ateismo. A questa chiarezza reca ta dai socialisti nelle loro massime si dee forse in gran pat'te quella unanimi là , quell'accordo maraviglioso onde in Fran-cia si sono levati loro contro tutti gli uomini che hanno sano intelletto, senso di religione e l'ispe llo pel diriW>. Faccia Dio che lo sforzo ..riesca! forse lì a troppo lardo l Per converso si dee in gran .Parte alla pot·tenLosa ipocri sia dei nostri demagoghi , che la Italia non abbia fallo quasi nulla~ e porli i panni lace l'i e gli occhi !agri· mosi per non avet· fallo nulla. Ma quando i fatti cominciarono a parlai' tropp' alto, quando la ipocrisia '

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