Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

4 FELLONIA. di frangere quel legame non pttò cercarsi nella volontà stessa, ma può solamente trovarsi, ed alcune rarissime volle si trova) nelle congiunture dei fatti e nella quali là degli nomini. In una parola: fa volontà universale della nazione non può essere più libera e intlipendente di qnel che sia la particolare degl'individui. Ora qual cosa di ·questa più manifesta e più comune) che la volontà libera e indipendente dell' individuo resti legata da un patto, da una convenzione, da una promessa, sicchè non possa frangere quel legame senza colpa? Il P. Ventura del 1825 trovava nei sudditi obbligazione in coscienza di ubbidire anche all' usurpatore ed al conquistatore per la sola forza delle armi; in quanto, dice) il destino di qutste è rello dalla Provvidenza. ,. Or quanto iJiù nei casi di promessa libera, di adesione o espressa o tacita, e di giuramenti solenni? Io non finisco di stupirmi della voga che stan prendendo alcune massime da ciarlatani , le CJUali in altri tempi appena avrcbbon potuto s~entirsi senza riso. Allorchè la codarda ed ipocrita adulazione si strisciava innanzi ai tron i dci monarchi) si dovetter sentire quelle frasi ridicole e cortigianesche: che la volontà del Principe è la suprema legg~; che il Principe non s' inganna, non mentisce mai, non ha mai torto. Or chi lo avrebbe ùello che questi inauditi e soprnmani privilegi si sarebbero accomunati alle piazze, ai trivii, alle bettole, ai circoli demagoghi ed ai ridotti degli oziosi? Qui p1·opriamente sta il popolo il cui volere è giustizia, il cui giudizio è rettitudine; che non s'inganna, • Saggi sul potere pubblico, § 1t -nel Giotn, eccle1. di Roma. Rom. 1825.

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