Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

xx AVVERTllNZA ha avuto ragioni di essere più ostinato e più fiero. All'.eterodosso alemanno; ali' inglese, al francese, se si prescinde dal fanatismo religioso, importa ben poco che in Italia il Papa sia o non sia Principe temporale; se non forse potrebbero avere qualche interesse artistico od archeologico pel· l' affirmativa. Laddove per nei la quistione prendeva aspetto politico e civile: ed alle ire antireligiose) più impetuose forse perchè più compresse, si aggiungevano le utopie patriottiche ed il fanatismo nazionale. Inebriati di cotesta nazionalità, per cui tanti spasimano e cui tanto pochi ·capiscono: deliranti per una democrazia , peggio interpretata, ma forse più impossibile. della nazionalità, si è proclamato che r Italia non può felicitarsi di quelle due beatitudini finchè èi è il Papa-re. E come no? Supposto che la nostra nazionalità debba essere modellata su qnella dei tempi degli Scipioni e de' Cesari, si capisce bene , non ci si poter pensare fin che il Vescovo di Roma è Principe italiano. Quanto alla democrazia, la cosa è ancora più chiara; se Principi non si debbono più trovare in Italia , dee volgersi la prima cura a disfarsi di quello che ha gettato più profonde radici. Così chi ha sensi eterodossi ha trovato nella nazional1'tà e nella democrazia due pretesti per attentare agl' interessi della Chiesa; e la nazionaWà e la democrazia sono state un motivo per attentare ~gl' interessi della Chiesa, anche pet· coloro che non hanno sensi eterodossi. Pei primi poi non meno che pei secondi, splendore di culto, indipendenza del vero rivelato, lib.erlà di cosc ienza) con lutto quel

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