Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

CONCLUSIONE. 129 una cecità deplorabile e portentosa sui veri bisogni sociali. No'n ci volea meno della impudenza paradossastica di un Gioùerti per proclamare sapientissime ed utilissime le leggi oppressire della Chiesa portate da Giuseppe d'Austria e da Leopoldo: leggi contro cui i Pontefici han protestato tante volte; d1c sta n portando in Germania i loro frulli amarissimi, e che, come infelice reliquia di politica anticristiana, sono alla vigilia di essere casse ed aunullate. Tra gli altri rifiuti del protestantesimo e del volterianismo ci si vuoi regalare questa oppressura religiosa, che resterebbe privilegio vergognoso della sola Italia, in quanto in Francia, in Alemagna, pe1· tutto, la Chie~a si sta sciogliendo oggimai da lacci secolari che l' avvinsero ed incepparono. Più sono fatti i popoli impazienti ,di suggezione e di questa si allentarono i vincoli, più avete uopo di quella nobile e spontanea re- . p1·essione che ogni individuo eserci ta sopra sè stesso , se è ispirato da un sincel'O sentimento di fede. Uno Stato sinceramente cattolico, che int endesse davvero il suo meglio, non che inge!osime , vedrebbe assicurata la sua salute, se la Chiesa accogliesse tra le materne sue braccia la età adolescente per educarla al santo timor di Dio: se fosse duce fidata alla virilità ,per istruirla e confortarla; se !'i facesse mini stra di tutte quelle beneficenze, di cui essa conosce il segre· to, e che essa sola può prodigare, senza tema che si esauriscano, e senza che ne pr~nda orgoglio chi le porge, o avvilimento chi le riceve. Togliete quest'azione sui popoli, e voi vi troverete a lottare con orde

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