Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

• 56 TIRANNIDE che cosa di somigl ianle nei nostri ·circoli popolarì , che si stracciano e s'accapigliano per afferrare qual· che boccone di portafoglio! E ques !i , s'intende, debbono contenere i Pontefici, perchè il loro govemo non degeneri in dispotico ed in · pagano! Istituito cosi il Sovt·ano in una forma che assicura tutli i vataggi di una elezione , senza quei danni che han reso quel mezzo imprat icabile per qualunque altro Starò, si trova nella sua condizione di Pontefice assiepato di tanti presidii morali e di tante sicurtà, da restare unico e senza esempio nel conservarsi J come full o nella istituzione. Essenzialmente eccl esias t.ico, anzi alla cima dell'ordine sacerdotale, ha debito stretto di quelle virtù ùelle quali una piccola parte in un Principe secolare sa rebbe eroismo. Senza reale famiglia, le cupidigie e le ambizion i domestiche ne sono es tt·anee, vi fu ron rare, al presente vi sono quasi inaudite ; e gli ultimi Pontefici con una m.~ra vigliosa annegazionc tolsero anche alla calunnia l'appicco del nepotismo, che pure era tendenza resa so lamente riprovevole dalla santi tà del loro cara ttere. Alle intrinseche condizioni che assicurano lo spirito cattolico nel governo dei Pontefici, aggiungans i le estrinseche di nn peso immenso, e delle qua li non sarebbe possibile trovarsi uomo che non volesse curarsi. Costituiti al fastio-io dell'ordine n ecc lesiastico come padri universali ùei fedeli, essi sono in cerra gui sa sopravegliati dal sacro· Colleaio d \1 , . . o ' a Eptscopato cat tolico.} diciamo Jliù universalmente dalla coscienza dei popoli cristiani; e nella pubblicità che oo-o-jo-iorno ..,· ·e · l · 1 . . . bt> n ~t t ca tn llltt g t affart, et paion qne-

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