Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

• VERSO IL DIRITTO DEI POPOLI. 55 Sono i Pontefici stessi che, locali in un' allczza superiore ai privati interessi, scelgono l'assemblea più illustre che sia in tena, sfiorando, a cosi dire, quanto ci ha di più eminente in virtù , in sapere, in cristiana prudenza per tutte ·le contrade caLtoliche. Una assemblea scella a questa maniera e vivente, soprattutto nella età moderna , in una specchiatezza maravigliosa di vita ecclesiastica, di opere salutari, di studii severi e di pubblici maneggi in servigio della Chiesa, è questa appunto che, sotto il vincolo dei più solenni giuri e con un'assistenza particolare del divino Spi· l'ito , designa, quasi se:npre nel suo medesimo seno ) l' nomo a cni i supremi poteri di Pietro dovranno esser commessi. Quantunque poi sia vero che la capacità a questi poteri sia l'intento precipuo della scelta, non è men vero che per moltissime e gravi ragioni l' allitndine eziandio al temporal reggimento, tien luogo precipuo nelle ricerche degli c]eLtori. Quale purezza d'intenzioni, quale disinteresse, quale abnegazion personale, e soprattutto quale spirito di concordia presegga comunemente a quella scelta, la più rilevante che facciasi sulla terra, può il mondo averlo veduto, e se fosse manco ·ingiusto, avrebbe dovuto ammirarlo nel conclave che diede alla Chiesa il nono Pio. Gra,p cosa! che in tanta varietà di propensioni, di cupidigie c di sentimenti che oggi di~·idono il mondo, si eleggesse un Principe ed un Pontefice sovrano in quarantasei ore l e si eleggesse da quelli, che norninandone con tanta conformità un solo, ne ' troncavano a loro stessi ogni speranza l Aspelliam di vedere qual6,.

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