Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

34 FELLONIA nella fralia superiore è stato l'unico mio intendime~to; e credo di averlo abbastanza otte1lu.to per questo pnmo capo, del suo contegno cioè verso la legittimità del potere politico. Essa colla fellonia la più flag1·ante ha violato, vilipeso e calpesto il diritto più santo che possa mai aversi in terra da un depositario del potere: diritro fondato nello spontaneo consentimento dei popoli: diritto riconosciuto e sanzionato dai legittimi possessori , di quelle provincie, e confermato dai principi contemporanei e posteriori: diritto in tomo a cui il lento volgere di presso a tredici secoli ha richiamato quel riguardoso ossequio e diciamo quella riverenza, che eziandio presso i barbari si tributa alla vetusrà del possesso :diritto fatto sempre più saldo da una serie di beneficenze, che formano tuttavia la eredità più preziosa delle nazioni reden te , e che nessuna sconoscenza potrà in eterno cancellare clal volto alla colla Europa ed alla Italia cattolica: diritto da ultimo a cui sarebbe cosa non so se più inaucli!a o più ridicola se si volesse appiccare la nota di tirannico. Violato, vilipeso e calpesto un tal diritto, oggirnai non sarebbe possibile tl'ovat·n·e altro pubblico o privato che potesse ai nostri rigeneratori ispirare rispetto. Pet· essi non ci può essere altra norma che la forza selvaggia e la violenza dell'arbitrio. Misera l'Ilalia se la costoro tirannide si prolungasse di qualche anno! Sua fortuna nella sventura è stata che essi non ebbero il coraggio del delitto; ma il delitto col lungo uso. si fa coraggioso, e nessun animo cristiano saprebb_c tmmaginare a quali eccessi potrebbe inompere se st facesse baldanzoso quanlo è iniquo.

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