Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

• 26 FEUONIA un felice rinscimento di quell' impr·esa? O si potea non si curare di somiglianti probabilità in una .guerra che non era certo una necessaria difesa, da giustificar qualunque ardimento; ma che essendo una vera provoc~­ zione, richiedeva nn posatissimo esame sulla probabrlità del successo? Chicggo pertanto un'altra volta: su fJtlali fondamenti poleasi sperare fel ice quel successo? Sulle·schiere forse degli universitarii scostuma ti che avean portata la devastazione e lo scandalo nelle province di Romagna e de l Veneto? Sui generosi assalitori dei Gesuiti, ovve ramen te sni prodi espugna tori delle Dame del sacro Cuore e delle Figlie iJella Carità? O . volete meglio sul pugnale tenebroso che trucidava l'aùbate Ximenes, e che si affilava per l'assa~sinio di Pellegrino Rossi? Sngl i aningatori forse dei circoli popolari o sui declamatori delle piazze che spingevano altri alla guerra, e preparavano pe r sè le gambe alla fuga ed il danaro pei bisogni della ritira la? Con qnesti mezz• si è potuto bene far perdere ogni pace, ogni tranquillità alla patria noslt'a; se ne sonò potuti sacr ificare il decot·o, l'unione, ogni maniera d'interessi industriali, economici, scien tifici , letterari i, religiosi e morali; si ~ potuto gettare un mal seme di licenza e d' ine]io·ione o che sta rendendo indispensabili mezzi violen ti per reprimerlo ; ma che quantunque represso, frullerà frutti ama1·.issimi per noi e per la generaz ione .che sorge. c t 't < eJ~ o ~~ · tutto questo si può ottenere con quei mezzi e st. è m gran parte ottenuto ; ma quanto a imprese forti' se .Ile ha da depone pel' ora ogni pensiero, se non vogliamo seguitare ad essere oggetto di ludibrio'.

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