Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

XVI AVVERTENZA pr·oprii disegni, e se i cattolici sincer·i l'avessero me· glio apprezzata per temerla meno. Al considerare la foga che qnesto malaugurato elemento reca nel combattere, la mulliplicità dei mezzi onde dispone, le schiere che lo circondano, le passio· ni che invoca , gl'interessi cui pt·ometle di favorit·e , lo sgomento che ispit·a a chi lo detesta , ma non ha cno.re bastevole per uscirgl' incontro, ci stupiremo che esso a quando a quando prevalga in questa o in qÙella contt·ada? Stupendo è anzi che non prevalga inter·amenle e per tutto, come prevalse per quaranta secoli, salvo una piccolissima eccezione. Questa impos- 'sibilirà che l'errore ed il male trionfino mai più sulla terra, ci sembra il maggiore miracolo che operi iucessantemente sotto ai nos-tri occhi la Provvidenza. Questo miracolo si deve all' iotel'Vento divino. Il regno della verità e del bene non fu fondato che da Cristo, il quale cominciò solo, e pel primo, a dominare ~·n mezzo dei suoi nemici. Allora fu costituita la vera univet·sale società delle intelligenze, che è il decoro e la dignità sovrana della umana famiglia, e la prepara nel faticoso viaggio terrestre alla immortali!à gloriosa. Senza quel legame di credenze che sarebbe il mondo? Dove le intelligenze non sono unite con un vincolo comune, non ci è vera ed intima società: non ci è quasi dissi che un ammasso (iuxtapositio) di cadaveri che dal numero hanno solo il putrefarsi più presto pel contatto. Ora non ci ha regola per unire tutte le intelli· genze dell'universo, altro che nella Chiesa cattolica; la quale abbraccia essa sola tutti i luoghi, tulli i tem~

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