Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

t8 FELLONIA ' debolezza all'umana natnra. Dissi che ne intenùiam la raO'ione; la q naie è che altrove la febbre eterodossa st; sul rimettere, sul rallentare, e iu qualche luogo po trebbe dirsi spenta; laddove fra noi sta sul pri1~1~ rompere, e però trovasi con tutta la foga, con tu li• 1 tremiti, cvn tul!o il bollimento dci principi i, e mi stupisce come non siasi pensato a tradurre e pubblicare in Italia le declamazioni di Martin Lutero contra Papatum. Nondimeno le ambizioni guenesche di Gin.... lio Il, gli scandali del sesto Alessandro, le prepotenze e le laitlezze di Cesare Borgia, che è tutta la su ppellettlle pontificia dei nostri arringatori, han fatte le loro comparse nel teatro, nei ridotti, e nelle assemblee· pel' convincere il mondo che l'autorità temporale dei Papi è una immoralità in Religione. Ma chi udì mai che a titolo di annntlare una istituzione o contestare un diritto si recassero i vecchi torti personali di chi funne altra volta investito? Vol·- reste per avventul'a ai Lords o ai Comuni d' Inghilterra proporre di spossessa rc Vittoria, perchè Arrigo fu un tiranno e Lisabctta una Gezzabclla? Vorreste fot·se con un poco più di ragione sciogliere a perpetuilà quei due Corpi legislativi, perchè in queJI.'cpoca infausta con una codarda adulazione che tien del pol'- tento, con uno stupido e bestiale egoismo si f~cero coinplici della tirannide, tradirono i più sacri loro doveri, gittando quella infelice nazione in nn baratro di sventure, cui non bastano neppure a coprire u}' i m· . n mens1 te:;ori che piovon lagrime e sangue dei nazionali non meno eh~ degli st1·anieri? Se con questa squadra

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