Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

VERSO LA LEGITTI!\U T À. DEL POTERE. 13 l'Italia e Roma videro le tante volte discorret'c sul loro capo le onde succedenti si de11a b-arbarie, senza che il fondo, il genio, l'indole della nazione ne restasse alterato. Se Ira noi· si parlasse nn poco meno di nazio- • nalilà e se ne capisse nn poco di più, si avrebbe nna immortale riconoscenza ai successori di S. Pietro ) i quali furono i veri ~on servatori della naz ionalità italiana. Oggi soprattutto che si sta sacrificando quanto ci ha di bene nella Penisola , senza poter riuscire ad affrancare un palmo del nostro suolo dal dom inio straniero., oggi , dico, si· dovrebbe avere in qualche pregio una ist it uzione che tante· volte ne lo liberò lu Lto intero; e Roma segnatamente clJC vide dalla inerme mano dei suoi Pastori respinte le orde barbariche die· treggiare fino a Ravenna, a Milano, ed a Pavia. Ma se noi siamo sconoscenti fin o al miracolo, non furono altrettanto dissennati i nostri maggiori ; essi provvidero bene ai casi loro, ed in questo provvedimento abbiamo Ja 'ragione perchè i Papi prima di essere solennemente dichiarati principi ) lo erano di fallo, di diritto, pel liberissimo suffragio dei popoli) pel consentimento de· gl'Jmperadori, pel voto unanime di tulto H mondo. Gli angus-ti limiti di questo scritto non mi consentono molle citazioni di fatti; ma non mi duole di non potel'lo , perchè le cose esposte sono ricevute, indubitale) sole.nni nella moderna scuola storica e protestantica di Alemagna; e tra noi troverete parecchi che le ignorano·o che certo fingono d· ignorarle; ma in fede mia non ne troverete un solo eh~ si accinga a smentirle. Nondimeno mi si cor.crd a di accennare a qualche fallo ed a qu.:tlcbe nome particolare.

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