Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

10() S:\GniLEGIO debole 0 lo convince ingiusto; cd agl'innocenti so~·H­ ~hiali, l'ultima cosa che si per1loni è la loro innoccn7.a. Ma in ques!.o noi non vedremmo che nna nuova colpa) la quale acclmlcrcbbe un nuovo gast1go. No ndimeno 'se le sofferenze degli oppre_ssi possono vale~· nnlla ad espiare i delilli degli oppressori , noi siam sicuri che i primi nel ca!;o presente si terrebbero fortunati aù offerire le loro · per la salute della patria com n ne. Mi sarà,· spero, penlonata qnesta digressione, la quale oltre all'essere opportuni ssima pc i t cm p i che corrono, si attiene di vincolo strettissimo alla mate ria che abhiam per le mani. Una demagogia dichiara tasi così avversa alla cattolica Chiesa, così ostile ai snoi interess i, così prepotente a inradcrne i diritti, e così orgogliosa a calpe~tarne i gindizii, ha veramente bel viso quando pa l'la del l'autonomia da guarenti l'si ai Pontefici nella Italia rigenerata! Lo dicemmo e non lascercm di ripclerlo: se ci ha secolo in cui nna vera indipendenza del Po!1ttficato è .indi spensabi le alla tranquilla esistenza della Chiesa, è certo il nostro; se ci ha paese in cui la supremazia spirilnale corre maggior rischio di esse re inceppata e compromessa, è a1r punto la moderna Italia volteriana, giansenistica, elerodos sa , che sembra esser sola sulla scena civ ile ) in quanto la maggioranza e quasi l'universale de' cattolici, salvo qualche cccezzione tanto più onorevole quanto più rara, non osa nulla, non fa nulla e si rassegna assai agevolmt~nle a starei per nulla. Noi non ci possiamo Ca\·ar dal pensiero nn concetto, i l quale parrà

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