Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

tto SACRILEGIO che non sappiamo, è nella dura e servi le necessità di non poterlo professare. Per noi che stimiamo le più nobili ispirazioni eziand io nell e grandi vicende della cosa pubblica attingersi dal pensiero cristiano e cattolico, la ragione ultima di questi fatti così onorevoli al Borùo ne, si trnova in quel profondo sentimento di religione non ipocrita, che è forse il più singolare suo pr·egio. Che se nelle umane cose ha paa·te la Provvidenza) noi non c' ingan niamo dicendo èhe nna benedizione divina ha seconda lo i suoi vo ti , e lo ha fatto trionfare di ostacoli 'che a qualunque anliveg 0 enza ·sarebbero panlti insormontabili. La tranquillità dei suoi Stati nell'universalr. disordine; i suoi diritti rimasi inviolati; la gloria delle .sue aa·mi vittoriose; la piena sommissione della Sicilia, che gli schiuderà un bel campo di civile generosi tà ; il decoro onde fu circondato il suo no'me in tutta Eua·opa; l'importanza politica acquistata dal Regno, che avendo meno farneticalo l' indipendenza, è restato il più indipendente, ed è la sola contrada itali ana non profanata da armi straniere ; ma sopraltutto le simpatie e la riconoscenza della cattolicità tutta quanta, dovrebbero essere nu ovo argomento di quel gran vero, che per i Pri nei p i non meno che per i popoli, è pegno sicuro di pro:>perilà e di pace il tenersi alle vie della religione e della giustizia. Di questi sensi giudichi ogoun come vuole. Oscuro, sconosciu to e lontano dalla mia patria; in condizione da non volere e da non poter trarre verun profitto dall ' adulazione, mi sento capace di l'assegnarmi

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