Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

98 SACRILEGIO Le condescendenze onde i così detti buonr si piegano tanto spesso alle nefande pretensioni dci tr isti , ha fallo brontolare che i Gesui ti avevano i loro tor· ti; nè no i vorrem negar lo; a patto nondimeno che si conceda non essere stato pei loro torti che essi fu ro· no pet·seguitati cd oppressi. Per essi tra questi due · estremi non ci ha mezzo: se non sono schiuma di ribaldi e code di satanasso da far ribrezzo ad un Gioberti coi suoi radicalr, uopo è confessare che la febbrile e furiosa rabbia di un Gioberti e dei suoi radicali abbia origine dalla loro opero~ità in servigio della Chiesa, non da 1oro torti, del quali si menerebbe manco strepito se fosser maggiori. Questo si sarebbe dovuto capire in Italia, come oggi mai si capisce io tutte le altre contrade cattoliche , do've i torti) se ci sono, si scusano e si riprendono anr,ora fraternamente; ma la operosità in servigio della Chiesa quanto. è più formidata dai suoi nemici, tanto trova più fidato appoggio e simpatie più affettuose. Il fare altrirnenti non può tornare che a danno gravi&Simo della Chiesa, in quanto è manifesto che ~e un lupo potesse eslorquere una concessione dal paslOI'e, il ca· ne più 1 iigile e più animoso sarebbe senza fallo il sa· crificato. Se fin dal principio il laicato onesto avesse guardato la cosa sotto questo aspetto, se (mi è forza e dolore il dirlo!) in qualche ecclesiastico si fosse tro-" vato più genet·osilà e meno gelosia di mestiere, forse si sarebbe potuto scongiurare la tempesta; e certo non avrebbero col loro silenzio e colla loro connivenza

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