Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

TIRANNIDE brano un qualche vanlaggio più pe1· le possibilità avv:nire che pei bisogni presenti; e la llalia di mèzzo nella vera tiranniJe sotto cui sta gemendo, avrà bene agio di convincersi, che i nostri principi anche assoluti non erano nè despoti nè tiranni. Ad ogni modo quell'elemen to popolare, condotto alla sincera sua espressione) può riu sc ire a qualche utili là;_ perchè noi siamo intimamente convinti, che in un popolo abbastanza culto le Costituzioni, come noi le a\"emmo, sono la meno rischiosa maniera di far camminare a bene la macchina socia le, in quanto noi vi vediamo armonizzati i due elementi, di stabilità cioè e di variazione, che truovansi sempre in un popolo, il quale restando semp're lo stesso, si vien cangiando incessantemente negli individui. Il potere ereditario e l' assemblea elctli\·a compongono e, diciam così, integra· no la rappresentanza nazionale: la loro azione complessiva essendo necessaria pe1· la sanzion della legge, questa viene ad essere la espressione esteriore della sovranità nel precipuo suo elfetfo. Il capo cred1tario è il rappresentante pe1·petuo di un popolo, e l'assemblea eletta per un tempo determinalo n'è il rappresentante mutabile, che si rinnovella continuamente; e così H principio permanente ed il tradizionale di uno Slato, l'interesse invariato ed ii mulabile restano accordati, e S?no ugualmente rappresentati nella legge. \)er coloro i quali t<!ngono che O<Yni sovranità si d . o enva per mezzt> della nazione, l'uno e l'altro elemento sorcreJ'ebbe' d 11 .. tl a a stessa ongme; perchè la na-

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