Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

AVVERTENZ.t xxm pria d' o~ni altro la nobiltà e la Corte. Nel 1560 ,. solto la minorità di Carlo IX di appena due lustri, la religione di Clodoveo, di Carlomagno e di S. Luigi parve abiurata dai suoi eredi. La nndrice del re era ugonotta:. la madre di In i e reggente del regno, Caterina dei Med·ici , avea nella sua intimità dame fanatiche per la eresia : suo principal confidente era il Cance\lière Michele de l' Hòpital, cattolico equivoco, e di cui tutta la famiglia era protestante: suo consigliere Giovanni de Montlue, Vescovo di Valenza, legato a nozze sacrileghc e per la sregolatezza della vita degno di appartenere alla pretesa riforma: altro consigliere il principe di Condé, complice della congiura di Amboise : tra i favoriti primeggiavan Gaspare di Coligny c Antonio di Borbone, re di Navana 7 • uomo irresoluto, e la cui donna parteggia\·a ostinatamente pet· gli Ugonotti. Con tali presidii non è a stupire che la eterodossia vi prevalesse tanto, quantun- ' que appena abbracciata da una minori là piccolissima , intanto che} al dire del Sismondi, in Parigi non vi avevano che ottomila Ugonotli e la più parte stranieri. La fede del popo-lo salvò la Corte, secondo il Sismondi stesso, e nel secolo decimoseltimo i Reali di J.<'rancia furono cattolici. Ma la lue erasi propagata al terzo stato, e fece la sua esplosione nel secolo decimottavo colla filosofia vQiteriana, che fu proprio il morbo della borghesia letterata e scientifica, della quale non è uopo che io ricordi i deliri i, partecipati troppo da noi nella Penisola. Ma il popolo propriamente detto, si conservava frallanto nell'an li ca fede; e ci ha vo-

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