Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

44 TIRANNIDE buna, riuscivano appena a soverchiare colla voce il lumulto che Ji circondava ; i nove dec1mi al!enderano a rurt' aliro. [ più discreti almeno non .rccavan fastidio, perchè attesi a scrirere o a l€gger giornali, e ne contai così applicati qnalche centinaio; emincnlemente innocui erar:o quegli alquanti che, sdraia ti sui loro banchi, dormivano saporitamente, e pa re che ne avessero antica abitudine che rendea loro possibile il sonno in tanto tumulto. Ma il veramente scanda loso era il resto di questi legislatori sbadati che, raggruppatisi in vari i circo li·, dando per fino le spa ll e al dicitore, chiacchieravano, ridevano) sghinazzavano, causando un bisbi glio che rendeva malagc\·olissimo a qualunque attenzione il seguitare coll'orecchio le arringhe dalla tribuna. Frattanto il Presidente dall'alto agitava uno stridente campanello, gli uscieri nel basso gridarano silence s'il vous plait; senza che a quei signori piacesse mai; e però il Presidente e gli uscieri t:ompivano qnella .ce rimonia macchiualmente, senza speranza d'altro successo che di crescere il tumulto, contro cui parea che si contentassero di protestare. Dopo qualche ora di quell'uragano si sentì non so ù' onde aux ·voix, aux voix; e quindi l'aria fu agi lata da un turbine di oui, non, oui, non , oui, che ci avrà voluto l1 n' ab il i là pOJ'!en to sa per disti n o-neri i e nuruerarl i Jer- ::'l ' chè il Presidente potesse dall'alto annunziare con molta prosQpopea adopté: e la legge fu fatta! E quest' As sf!m_blea, dissi tra me, costa· alla Francia ventiquattro mila franchi per giorno! e percllè i suoi interessi A iilt1 trattati da una tale Assemblea, la Francia incon- - ~ v/ ._;,/

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