Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

• XL AVVERTENZA ad ogni inchiesta fu risposto, fu scioIla ogni obbiezione, e si potrebbero compilare biblioteche che esauriscono per· ogni Jato la materia. Al presente non ci è paese culto, non ci è scrittore assennato, che o rechi in dubbio quel diritto, o ne·sconosca la convenienza, o ne contesti menomamente la utilità sociale e civile. Fl'atlanto che ne pensi l'Italia si dee giudicare da alquanti preti scomunicati, da quattro avvocati volteriani, o dalle bande del Garibaldi che bestemmiano il Papa, i Vescovi, i preti e i Cardinali. Le tornate della Camera torinese su questo punto, e quelle della Costituente romana; le dicr.rie che vi si pronunziarono, sono tali mostruosità storiche, religiose e morali, che miseri noi, se i lontani e gli avvenire ci dovessero giudicare su questi documenti! Nondimeno l'ignoranza la menzogna., la sofistica eran un bel nulla J'impetlo ad un ciflismo schifoso d'ipocrisia, di cui ogni animo costumato avria dovuto sentire ribrezzo. E quelle di· cerie erano applaudite con urli farn.etici dalle tribune! appena erano tollerate le timide parole del Balbo t erano schernite villanamente e fischiate le franche e cattoliche dei Deputati savoiardi! Ma quando finirà questo insulto al senso comune ed alla coscienza di una nazione , di prendere cioè ad interpreti del suo senso una tribuna di faziosi, o una frotta di gr·idatori da tt·ivio? La veri là in somiglianti conciliaboli non può trovare miglior fortuna. Alla presenza di tali udilol'ii, se non si ha la possibilità o la forza di sfolgorare la nequizia del tradire la veri là, il recarla in mezzo non può che irritare le furie di chi l'odia per ciò appunto che è verilà.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==