Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

AVVERTENZA XXXIX Condotte le cose a questi estremi, non è a stupì l'SÌ che qnasi tultO l'impeto della pngna si asi volto al pote1· temporale del Puntcfice; il quale potere esseud \l così poderoso presidio al mantenimento ed alla libertà dci vet'i rivelati·, dovea per con seguente esse1· tolto più direttamente tli mira da qualunque in quei veri trova il suo giudizio, la sua condanna e l' ostacolo più indomabile al suo trionfo. Noi stimiamo che quel potere riposando sotto la gtwrdia fiùata della Provvidenza, troverà in Dio, come tante altre volte 1' ha trovato, il suo assertore ed il suo 'indice; oh! crederemo forse che gli abbiano a mancare i mezzi • da i_rridere i pazzi consigli degl'uomini? l\] a la verità è troppo tradita, ma le prevenzioni son troppo profonde) i pregiudizi son troppo raùicati! e stimiamo utilissima opera nelle presenti condizioni lo snebbiare alquanto un punto, intorno a cui tante tenebre furono addensate dalla bieca politica e dalla eterodossia ' o furio~a se scoperta, o ipocrita fino al portento se mantellata. E quando gli adoratori della Italia han ricantale le vecchie accusazioni del Papa re, perchè non si dovrà proporre agl'Italiani cattolici qualche cosa di quel tanto che fu scritto e detto su questo subbiettn? Se ci ha argomento dibattuto, esaminato, cribrato pct· tutti i versi, è appunto il Pontificato romano ed il ~uo potet· temporale. A combatterlo (;i si sono stil· lati il cervello nomini di altra Jeratura che non sono i nostri demagoghi, incapaci perfino di ripeter con garbo le stoltizic altrui. Aù ogni dul>bio fu salisfatlo,

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