Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

92 SAGRILEG10 sommissione si ncera di questa, e la piena dipendenza Il l . · }Jtlat' dallo ispirare ri- da quello ne e cose re tgwse, t · ., spetto ad nn Governo, non servirebbero che a creare sospizioni) a fomentar· gelosie; e in somiglianti materie le sospizioni, le gelosie sono allrettanlo che p-ericoli c danni reali a cui si occorre colle soverchierie . ) e colle vie di fallo; soprallu llo quando dalla parte · soverchiala cd :oppressa non ci è a temere , perchè • non circondaLa da baionette e da cannoni. E tutto questo è verissimo per qualunque tempo , per qualunque luogo, in quanto, come fu sopra ossei'· vato, queste sono necessarie conseguenze delle cose, piuttos to che ingiustizie derivanti dalla malizia degli uomini. Eziandio nel medio evo, quando i principi ed i popoli credevano ·comunemente di t1 na fede viva , sincera ed operosa ) una dipendenza qualunque del Pontefice da un potere Iaicale sarebbe riuscita ai gravis simi inconvenienti che segnalammo. Si pensi ora che sarebbe al presente colla politica invalsa comunemente in Europa dal tempo della riforma protestanlica. Se i Governi del medio evo ebber per norma l' Evangelio interpretato dalla Chi.esa , se guardarono il Capo di qnesta come lor padre e supremo lor giudice in terra, e ne ascoltarono con docili là la voce, ne accolsero con sommi ssione le prescrizioni e le riforme, dal sepolo sestodccimo in qua la cosa ha pigliato ben altra pilega. I Governi spesso non conoscendo altra regola che l' evangelio del Machiavelli interpretato da ess i e dai cagnotti di corte, si rifiutarono a qualunque sonunissione alta Chie~a; fin che la Provvi-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==