Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

82 SACRJLEG.fO nel conoscere, nel professare i principali veri rivelati e ro averne senl ile le benefiche influenze sociali. Ma si osse rvi t:ht quel deposito è men prezioso pei veri che ·ci rivela, che· non per la sicurezza onde ci affida, che ess i sono fermi, immulabili ed al tutto indipendenti da ll e mondane aberraz ioni e dagli umani capricci . Tan. t'è! la più parte di quei veri morali sono riconosciuti da una ragione schietta, sono i11dettati da una cos·cienza since ra , non mancano n eppur del sutfraggio del - l'autorità, almen parziale, di cordati uomin i. E nondimeno essi, conosciuti per quelle vie naturali, frullarono quasi nulla al mondo, però appunto che conosciuti, per quelle vie, poterono essere offusca li, sconosciuti, rinnegati, cacciati via quasi del tutto dalla mente e dal cuore. La ragione o fu ridotta al silenzii o fu prostituita ad esset· complice delle più nefande propensioni; se parlò la coscienza, si trovò modo di soffocarne o certo di non ascoltarne le yoci; l' autot·ità nella incertezza dei suoi pronunziati giustificò tutte le pretensioni, benchè tra toro diverse e pugnanti. Talmente che potrebbe dirsi che il bisogno supremo nell'ordine naturale e sociale non era tanto che l'uomo sapesse dei veri nuovi, ma che i veri a lui necessari i fossero emancipati dalle sue pretensioni, e sollevati .ad una sfera superiore, fosser fatti al tutto indipendenti dai suoi capricci e dalle sue passioni. Così è! l)iù ci penserete e più trover<>le vero questo pronunziato: non fu tanto la verità, quanto la indipenden- ~a della verità che salvò il mondo. Si consideri , per ragion di esempio, il dogma •

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