Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Gaetano Salvemini Il ministro della mala vita e altri scritti sull'Italia giolittiana Di quel periodo della nostra storia compreso fra il 1898 e il 1920 e abitualmente definito "Italia giolittiana," Salvemini affrontò molteplici aspetti in articoli e in saggi, dettati in massima parte dalla sua impegnata partecipazione alla vita politica contemporanea. Fra tanto materiale, Elio Apih, che già aiutò Saivernini nella preparazione di una prima raccolta rimasta incompiuta, ha scelto per il presente volume gli scritti che trattano dell'Italia giolittiana in generale, comprendendo fra essi anche i notissimi saggi dedicati alle lotte elettorali nel Mezzogiorno, poichè in queste lotte e nei modi con cui erano condotte Salvemini fu portato a vedere il cardine del sistema politico in cui si era attuata l'unità italiana. Rivede cosf la luce un nutrito gruppo di articoli tratti da Critica sociale, La Voce, L'Unità, Il Ponte, e da altre fonti di allora e recenti, e vengono opportunamente ristampati i due celeberrimi opuscoli Il ministro della mala vita e Le memorie di un candidato, divenuti rarissimi. Rivive in questo volume la generosa battaglia politica in cui Salvemini s'impegnò per elevare il tono del costume politico nazionale sia durante il periodo dell'affermazione di Giolitti sia negli anni angosciosi del disfacimento del sistema politico valorizzato dallo statista liberale. A ragione quindi è stato detto che queste pagine costituiscono un fondamentale punto di riferimento per l'interpretazione della storia d'Italia nel nostro secolo, e serviranno ad illuminare non pochi aspetti meno noti dell'Italia prefascista. Biblioteca Gino Bianco

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Biblioteca Gino Bianco Opere di Gaetano Salvemini I

1. Scritti di storia medievale vol. I I Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 12951 ' a cura di Ernesto Sestan vol. II Scritti sul Medioevo a cura di Ernesto Sestan 2. Scritti di storia moderna e contemporanea vol. I La Rivoluzione francese (1788-1792)"' a cura di Franco Venturi vol. II Scritti sul Risorgimento'' a cura di Piero Pieri e Carlo Pischedda vol. III Stato e Chiesa a cura di Ernesto Rossi e Elio Conti 3. Scritti di politica estera vol. I "Come siamo andati in Libia," e altri scritti dal 1900 al 1915"' a cura di Augusto T arre vol. II Dalla guerra mondiale alla dittatura (1916-1925)"' a cura di Carlo Pischedda vol. III La politica estera italiana dal 1871 al 1914 a cura di Augusto T arre vol. IV Preludio alla II guerra mondiale e altri scritti sulla politica estera fascista a cura di Augusto T arre 4. Il Mezzogiorno e la democrazia italiana vol. I "Il ministro della mala vita," e altri scritti sull'Italia giolittiana* a cura di Elio Apih vol. II Movimento socialista e questione meridionale'" a cura di Gaetano Arf é 5. Scritti sulla scuola* a cura di Lamberto Borghi e Beniamino Finoccbiaro 6. Scritti sul fascismo vol. I a cura di Roberto Vivarelli* vol. II a cura di Nino Valeri e Alberto Merola* vol. III a cura di Roberto Vivarelli 7. L'Italia vista dall'America voli. I e II a cura di Enzo Tagliacozzo 8. Scritti vari a cura di A. Galante Garrone 9. Epistolario vol. I (fino al 1911) a cura di E. Gencarelli vol. II (dal 1911 al 1925) a cura di Enzo Tagliacozzo 10. Biografia e bibliografia a cura di Enzo Tagliacozzo e Michele Cantarella Bibliote * Volumi g~à pubblicati.

1..- r bllotecaGino Bianco IV Il Mezzogiorno e la democrazia italiana Vol. I

BibliotecaGinoBianco Prima edizione: settembre 1962 Seconda edizione: ottobre 1966 Copyright by © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

" Dopo la sconfitta. Dimostrazione fatta a Molfetta il giorno 1 ° Novembre 1913 al candidato [Gaetano Salvemini] sconfitto dalla polizia, dal clero e dalla malavita. L'autorità di P .S. vietò al fotografo Antonelli di Bari, per ragioni d'ordine pubblico, di esporre un ingrandimento di questa fotografia." [Da "L'Unità," 28 novembre 1913] BibliotecaGino Bianco

Gaetano Salvemini . Il ministro della mala vita e altri scritti sull'Italia giolittiana a cura di Elio Apih , Feltrinelli Editore Milano · B1bJiotecaGino Bianco

Prefazione Il 1898, anno di torbida e sanguz'nosa attività repressiva, trovò Gaetano Salvemz·ni schierato nelle file socialiste, ad ammonire che la reazz'one non era un fatto politico occasionale, dovuto alla tensione sociale del momento, ma una delle periodiche manifestazioni· dell'essenza tipicamente· reazionaria della classe dirigente italt'ana. Egli appoggiava quanto vi era d'intransigente nel partito e si opponeva al programma della cost'ddetta "Sinistra democratica e parlamèntare" (formata da socialisti·riformisti, radicalt' e rept!,bblicani) che mirava a realizzare nel paese, con graduali rt'forme, un efficiente regime liberale. La maggioranza del suo partito intravvedeva la possibi'lità che con Gt.olittz:esponente di questa linea politica, si iniziasse il superamento dell'antitesi tra democrazia e reazione, ma egli osservava a Turati che la politica della fiducia nella evoluzione portava alla passz·vitàdi fronte ai· limiti dell'evoluzione medesi'ma: "Tu tratterai le questioni senza che la preoccupazione delle necessùà speciali... intervenga come elemento del tuo giudizio ... " 1 Esigeva una politi.ca di ampi·o respiro, di riforme di struttura e di costume, un radicale riformismo, a suo modo rivoluzionario. Anche quando riconobbe l'esistenza di aspetti positi·vi nella politica giolittiana, Salvemini non smise di sottolineare la presenza, in essa, della sempre attiva tradizione politica italiana di sfruttamento del Sud da parte del Nord; questo era il piu grosso dei· li'miti del neoliberalismo che Turati non vedeva. Tentò quindi di' modificare la linea politica del partito e, per qualche tempo, pensò all'autonomia regionale, di cattaneiana ispt'razi·onecome allo strumento giuridico in grado di rompere la situazi'one di· inferiorità del Sud. Ma poisi risolse a cercare questo strumento nei· contadini meridionali e nei loro concreti interessi: l'intensi'ficarsi dell'emigrazione e la di'ffusione delle Leghe dei contadini gli facevano intravvedere in essi· una forza politica in ascesa ed una sicura esigenza di democrazz·a: "Non la tutela del Governo bisogna sostituire alla strapotenza z'mmorale delle camorre ammz"nistrative,ma bisogna > " Critica Sociale, ,. 1° febbraio 1903; IX Biblioteca Gir.o Bianco

Prefazione aprire il varco a questa folla, che brulica... e lasciare che su questa solida base di forze lavoratrici crescano i partiti democrati"ci. " 2 Pur trovando, nel complesso, poca eco nel partito egli" si dedicò, con coraggi·osa tenacia, alla denunda dei metodi· elettorali gi·olittiam· ed alla richiesta del suffragio universale, si·a per smascherare la tecm·ca del dominio conservatore (una delle cui· basi erano, nel Mezzogiorno, le elezioni adulterate), si·a per guadagnare alle masse l'arma del voto. Il frutto mi'glt'ore di questa campagna fu il celeberrimo pamphlet, Il ministro della mala vita, precùa documentazione di' un ambi.ente e di· un metodo, al quale ri·mase legato il suo nome e che è uno dei classià della pubblicùti·ca italt'ana del '900. Salvemi·m· portò un positivo contributo all'evoluzione del costume politt·co italiano, ma non molto poté contro la rete degli interessi costùuiti che, dal Parlamento, arri·vava sin entro le organizzazioni democratiche. L'altro suo opuscolo di argomento elettorale - Le memorie di un candidato - illustra, coll'analùi· propria dell'autobi·ografia, quel contrasto fra ideali e si·- tuazi·one politica che lo portò a concludere la seri·e delle sue esperienze di sodalista e di meri"di"onalistacon l'abbandono di· ogni· i"llusi·onesulla possibilità che i di"rigenti di' qualsiasi partito fossero in grado di fare una politi"ca effettivamente nazi·onale e democratica. La stessa concessione del suffragio um·versale, fatta da Giolitti' nel I9I I per esigenze politiche che solo in parte coi·ncidevano con quelle della democrazia italiana, fu vista da Salvemini con sospetto e con delusi·one, come concessione fatta ad una popolazi·one ancora largamente impreparata a rz·ceverla,come "un pranzo alle otto di mattina." È in questa situazione ed in queste esperi'enze l'ori·gine della sua inestingui"bile volontà di· spendere il meglio delle propri·e forze per promuovere la formazione di una nuova classe dirigente moderna, non corrotta, democratt·ca, preparata, in grado di· rispondere alle esi·genze della maggior parte degli" italt"ani·.Forse la prima formulazione precisa di· questo suo nuovo ideale è i·n un consiglio che dà a Romolo Murri: "Murri non doveva far parte di nessun gruppo. Doveva essere, nell'Estrema Sz'nistra, i"lprincipi·o di un nuovo gruppo: quello dei· giovani i·ntellt"gentz's, tudiosi, galantuomini, i quali si· ri·bellano alle vecchie cariatidi·, la rompono coi tradizionali· opportunismi, se ne i"nfischi'anodelle solite formule, e si· mettono a lavorare sui seri·o, col capitale delle loro sole forze, con l'aiuto della opinione pubblica: a lavorare non solo contro i conservatori· e i· cleri·cali, ma anche contro i deputati· dell'Estrema Si"nistra,sfruttatori ed adulteratori della democrazi·a... " 3 Questa posizione gli attirò la persistente accusa di astrattismo, di impoliticità, di moralismo." Per formare una nuova classe diri'gente Salvemi·ni· usò la pressione morale, denunciò gli scandali del "ministro della mala vita, " come pure il vuoto ed i·l disonesto che celavano i programmi ufficiali dei partiti e affrontò camX a " Critica Sociale, " 16 dicembre I 90.a. 8 "La Voce," 1909, p. 63. BibliotecaGino Bianco

Prefazione pagne elettorali pericolose e dall'esito scontato in partenza. Ma soprattutto curò e diffuse sistematicamente il settimanale L'Unità, che riusd presto a rivolgersi ad élites consapevoli dei· propri problemi e ad elaborare un programma al di fuori di schemi ideologi'ci e di interessi particolari. L'Unità fu "nella storia del giornalismo politico italiano il piu coraggioso tentativo di reazione contro la pigrizia mentale" 4 ; la sua i'nsistenza nell'analisi z'n profondità di un gruppo ristretto di problemi fu, per i lettori ed i seguaci di Salvemini, avviamento allo studio di' problemi concreti e strumento di f ormazione di mentalità spregiudicata ed obbietti.va e lasciò tracda nella cultura italiana. Ri'formista che voleva riformare i riformisti (come, scherzosamente, si autodefinf), egli presentò questo suo "tentati'vo neodemocratico " come uri' proposito di-democrazia radicale ed aperta al sodalismo, nel quale sarebbero convenuti tutti i bene i'ntenzionati, anche quelli "per il capitalismo autentico, contro il capitalismo parassitario, " 5 purché si fosse costituito un " blocco di' uomini" capace di smuovere le putri'de acque politiche del paese. I problemi da risolvere erano indi'viduati e determinati empiricamente, mentre l'attività politica era sentita, mazzinianamente, come missi·one. Nei suoi anni migliori (1912-1915), L'Unità trattò i gi'à noti temi sal-. vemini'ani del trasformismo e della prevalenza degli interessi· particolari nel paese, della universalità e della li.bertàdi voto, della politi'ca estera, scolastica, tributaria, della burocrazi·a e del centralismo e, i'n piu, il tema del protezionismo doganale e del monopolio industri'ale. L' adesi'one al gruppo politico degli "antiprotezionisti·," nemici' della protezi·one doganale accordata a determinate imprese, facilitò a Salvemini l'estensione al pi'ano economico dei suoi giudi'zi· sull'ltalt'a gi'olittiana, che trovava nel protezionismo un'ulteri'ore fonte di affarismo e di corruzi'one amministrati.va: "Si' sono -createuna quantità d'industrie parassitarz·eche danneggi.ano l'agricoltura. Il protezionismo italiano non ha creato nuove fonti di' ricchezza, ma ha determinato un semplice spostamento di' ri'cchezze, in favore di pochi privi'legz'ati;. , 6 Fu invece messo in disparte l'anticlericalismo di vecchio stile, perché il clero mi'nore sentiva i bisogni delle masse popolari·, ne condivideva le aspirazi'oni·,e quindi si li'mitò a combatterlo nella politica scolastica, fidudoso che il progresso lo avrebbe a poco a poco esautorato. La guerra interruppe questo lavoro, ma consenti all'Unità di partecipare alla lotta, che nel 1915 ebbe peso determinante nella storia italiana, contro il giolittismo neutralista e, i'mplicitamente, tri'plicista. Fu il momento culminante della battaglia politica di Salvemini, che, chiedendo_ l'i'ntervento e il rinnovamento della classe dirigente inadatta a cogliere la grande occasione che si presentava alla democrazi'a italiana ed europea, unificò in una polemica organica e fece convergere verso un solo fondamentale obbiettivo le ' "L'Unità" di Salvemini, a cura di B. Finocchiaro, Venezia, 1958, p. u. 1 "L'Unità, " II giugno 1914. - 8 " L'Unità, " 12 settembre 1913. XI BibliotecaGinoBianco

Prefazione idee elaborate in molti anni di' medùazione sui problemi i"nterm·ed internazionali' dell'Italia. Nel 1917 egli' estese la sua polemica alle tesi dell'interventismo nazionalista ed imperialista ed alla degenerazi'one burocratica e protezionista che la guerra favori·va (che sempre piu si· ri·velavano fattori di involuzi·one del liberalismo e di corruzione della democrazia), ma senza mai nulla concedere al clima di eccitazione politica proprio di· quegli anni. La generale ansia di rinnovamento che percepz allora gli dette le ultime speranze di' successo politico: "La gente che tornerà dalle trincee non sarà piu disposta a farsi sfruttare dai deputati, senatori, direttori generali, prefetti che l'on. Giolitti ha nominato in tredici anni di dittatura," 1 e, nell'atmosfera postbellica di valorizzazi·one dei· giovani - principi'o al quale, comunque, la sua personalità inclinava - vi'de la possibilità di trovare, per i'l futuro, se non per l'immediato presente, si·a una élite, si·a una cosciente forza politica negli ex-combattenti·: studenti e popolani· avevano sofferto, negli anni di guerra, una comune maturazione morale ed avrebbero potuto essere disponibi'li per l'opera di rinnovamento democratico del paese. Si associò pertanto alla richiesta del collegio elettorale pluri·nomi·nale, che avrebbe favorito l'affermazione dei giovani. In questa discussi·one la critica al gi'olùtismo im'zia, in lui, a colorarsi di giudi'zio storico: "Il collegio um·nominale non può produrre, di regola, come deputati che degli' avvocatucà faccendieri schi'avi degli elettori e delle ammi'nistrazioni comunali. Ri'ducendo la lotta elettorale quasi sempre ad un confiitto fra due uomini soli', in piccoli' ambienti, trasforma qualunque lotta politi'ca i·n contesa personale, in lotta feroce fra i comuni. Il giolittismo non è stato che l'orgam·zzazi·one parlamentare di tutte le mediocrità intellettuali e morali che sono prodotte fatalmente dal collegio um·nomi·nale. " 8 Ma l'Italt'a giolittiana si· sfaceva nel militarismo, nel dannunzi·anesimo, nel massimalismo, e Salvemi'ni denunciò i'nvano si·a il disfacimento si·a il legame tra l'uso che Giolitti' aveva fatto della violenza e l'antidemocrazia postbellica; la sua elezi'one a deputato segnò, a un tempo, la fine di· un àclo della sua attività: "selvaggio," cioè isolato nel Parlamento, accettò, ri·fiutò, criticò di volta in volta, ma non ebbe possibilità di svolgere una politica organica. Poi· venne il fascismo. In questo volume 1·ivi·vela generosa battaglia politi'ca di Salvemini per elevare i'l tono degli i'nteressi e del costume politi·co nazionale, durante il periodo dell'affermazi·one di' Gi'olitti, e negli' anni angosczosi della caduta del sistema politico che questi aveva valorizzato. Attraverso la viva, precisa, serrata analisi che Salvemi·m·fece della società e della lotta politi.cadel suo tempo, il lettore può prendere contatto con le caratteristiche ed i· lt'miti della politica di Giolitti, con le tecniche ed i costumi elettorali del " decennio felice, " con XII 1 "L'Unità, " 23 agosto 1914. 8 "'L'Unità," 22 marzo 1919. BibliotecaGinoBianco

Prefazione le origini della struttura monopolistica dell'industrz·a italiana. A ragione è stato detto che queste pagine costituiscono un fondamentale punto di riferimento per l'interpretazione della storia d'ltalt'a del nostro secolo: esse ripropongono il problema storiografico della valutazione dell'Italia prefascista, che da anni ha attirato l'attenzione degli' studiosi italiani. Ad esso porta un non indifferente contributo l'ultima delle sezioni in cui è stato suddi·viso i·l presente volume,· la quale raccoglt'egli' scritti i'n cui, dopo il z922, Salvemini ha consi·deratol'ltalt'a giolittiana da un punto di vista storico. Soprattutto importan.ti sono i saggi scritti nell'ultimo pe1't·ododella sua attività dove l'ltalt'a giolittiana è considerata positi·vamente, come una democrazia in ascesa, stroncata dalla reazione postbellica ( questo giudi.zio egli aveva approfondito nella polemica con la propaganda fascista); nella nota prefazione al libro di William Salomone - la quale si può consi·derarel'inizio delle discussioni su Giolitti nel recente dopoguerra - Salvemini afferma di vedere, i·n questo quadro, Gi.olitti·come mi·gliore certo dei suoi· successori, ma sempre come un politi"cante limitato, nonostante la sua abilità, e corruttore, alla fin fine, di questa democrazia bene avvi·ata sf, ma per effetto di forze generate pi·uttosto dal basso che dall'alto della propria struttura sociale. E si rammari·ca di aver potuto collaborare, con le sue critiche, alla crisi di questa democrazia. Da molti questo scritto venne giudicato una ritrattazi·one, almeno parziale, dell'aspra criti·ca che per tanti· anf!i Salvemi·n~ aveva svolto, ma egli ribadf che il concetto di democrazia in ascesaera tutt'altro che la riabilitazione di Giolitti; contro la sistemazione che lo storicismo ha dato alla stori·a dell'ltalt'a gz·olittiana e contro il criterio per cui esso, constatata l'essenza progressz·vadel decenm·o, nobilita Gi'olitti in nome della "piu alta moralt'tà della storia, " Salvemim· si di'fese affermando che contano solo i fatti positivi· e le loro interpretazioni e che si· doveva disti·nguere tra giudizi·o complessivo sull'età giolittz·anae giudizi particolari su Gz'olitti e sulle sue molteplici iniziative. Questo criteri·o è a fondamento del suo ultimo scritto sull'argomento, Fu l'Italia prefascista una democrazia?, robusta polemica contro i'l filogiolittismo della recente storz·ografiaitaliana.9 Elio Apih 9 Si veda W. SALOMONE, Ritorno all'età giolittiana: Salvemini e Giolitti tra la f,olitica e la storia, m " Rassegna storica• del Risorgimento, " anno XLVI, fase. II-III, Roma, aprile• settembre 1959. XIII BibliotecaGinoBianco

Nota al testo L'ultima polemica che Gaetano Salvemini ebbe con Benedetto Croce intorno all'interpretazione da dare alla figura di Giovanni Giolitti ed alla fase della storia italiana che da lui prende il nome, lo indusse a decidere la ristampa del suo famosissimo pamphlet Il ministro della mala vita, che avrebbe dovuto rivedere la luce corredato di un'ampia documentazione sul costume elettorale italiano, particolarmente degli anni 1900-1913 {si veda: "Critica Sociale," 1950, p. 219; Scritti sulla questione meridionale, Torino, 1955, p. XX; "Avanti!," 16 ottobre 1955; "Il Mondo," 29 maggio 1956). Per la raccolta e la classificazione di questo materiale egli allora si valse dell'opera del curatore del presente volume. La morte del Maestro impedf il compimento di questo disegno ed il Comitato per la pubblicazione delle Opere di Gaetano Salvemini deliberò di raccogliere in tre volumi i suoi scritti sulla cosiddetta " Italia giolittiana " (esclusi quelli riguardanti la politica estera e coloniale e la scuola, che figureranno in altre sezioni della collana). In questo sono stati raccolti gli scritti che trattano dell'Italia giolittiana in generale, come organismo politico e sociale unitario che, insieme, offrono un quadro organico della vita della nazione fra gli anni 1898 e 1920, come la vide Salvemini nel corso della sua multiforme ed ininterrotta attività di storico, di pubblicista, di politico. Vi sono inclusi i celebri saggi dedicati alle lotte elettorali nel Mezzogiorno, poiché Salvemini in esse, e nel modo con cui venivano condotte, era spesso portato a vedere la chiave di volta del sistema politico in cui si era attuata l'unità italiana avanti il primo conflitto mondiale. Nel secondo e nel terzo volume saranno compresi gli scritti sulla questione meridionale e sul movimento operaio. La scelta è stata fatta con criteri di larghezza, e sono stati esclusi soltanto gli scritti che utilizzano fatti e concetti già altrove esposti o che sono dedicati a questioni troppo particolari ed assolutamente inattuali; il lettore desideroso di ragguagliarsi anche su di essi potrà rintracciarli mediante la completa bibliografia ·degli scritti salveminiani curata da Michele Cantarella (la cui pubblicazione è prevista nel piano delle Opere), della quale ci si è largamente serviti per compilare la presente raccolta. Tutti gli scritti sono riportati dalle edizioni originali, e le notizie sulle vicende editoriali successive sono premesse alle singole sezioni in cui è suddivisa la raccolta; rari e lievi ritocchi di forma sono stati introdotti solamente nei casi in cui erano assolutamente necessari per ragioni sintattiche o lessicali. In genere il materiale è stato disposto secondo l'ordine cronologico, ma qualche spostamento è sembrato opportuno per permettere al lettore di seguire piu esattamente l'evoluzione del pensiero salveminiano; sempre al fine di una maggiore chiarezza, gli scritti sono stati raggruppati in otto sezioni, corrispondenti ai temi principali trattati da Salvemini nei vari periodi della sua attività: La Sinistra rediviva, Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana, Per il suffragio universale, Per il rinnovamento del paese e per una nuova classe dirigente, Problemi e spunti di politica interna in tempo di guerra, La vittoria e la democrazia, La XIV BibliotecaGinoBianco

Nota al testo diuoluzione del sistema liberale, Ltneamentt per ur.a storia dell'Italia giolitt iana. Gli pseudonimi (Tre Stelle, Rerum Scrzptor, Il Pessimista, ecc...) con cui Salvemini firmò molti degli articoli, sono indicati nel testo, in calce agli articoli rispettivi. I titoli delle sezioni sono stati introdotti dal curatore, mentre per i singoli scritti si è conservato sempre il titolo originale; al curatore si deve anche la compilazione delle note contrassegnate con · la sigla N.d.C., le quali sono state contenute entro strettissimi limiti d'informazione sui dati necessari per una immediata intelligenza del testo. L'indice dei nomi è stato diligentemente curato da Franca Casadei e Paola Notario, allieve dell'Istituto di Storia della Facoltà di Magistero dell'UniversÌtà di Tor ino. Utili contributi alla composizione del volume hanno dato pure il dott. Gaetano Ar fé e, particolarmente, il dott. Gennaro Barbarisi. E.A. xv 81bllotecaGino Bianco

"Il ministro della mala vita II e altri scritti sull'Italia gi·olittiana B 2 eca Gino Bianco

La Sinistra rediviva Biblioteca Gino Bianco

Sono qui raccolti alcuni articoli relativi alla vita politica e parlamentare italiana degli anni 1898-1901, che, superati i torbidi e luttuosi fatti del 1898, videro succedere al ministero reazionario Pelloux quello liberale Zanardelli-Giolitti. La maggior parte di essi apparve sull'" Avanti!" il quotidiano del partito socialista italiano fondato nel 1896, allora diretto da Leonida Bissolati; l'articolo La Sinistra rediviva è tratto da "L'Educazione politica," rivista repubblicana uscita a Milano dal 1898 al 1902 con Pietro Botta come gerente responsabile, e gli articoli Ahimè sempre la Sinistra, Tiriamo l'oroscopo e Il ministero delle tendenze dalla "Critica Sociale," la rivista ufficiale del socialismo italiano che aveva iniziato le pubblicazioni, anch'essa a Milano, sotto la direzione di Filippo Turati, il 15 gennaio 1891, succedendo alla rivista "Cuore e critica." Sotto il titolo La legalità dei radicali sono stati riuniti due articoli, l'uno avente questo titolo, l'altro il titolo Sempre i radicali legalitari, apparsi, sullo stesso argomento, sull '"Avanti l" del 3 novembre e 2 dicembre 1898. [N.d.C.] BibliotecaGinoBianco

ll Senato Quel grande genio politico-letterario, che porta il nome - coi: rispetto parlando - di Domenico Oliva,1 forcaiolo feroce al cospetto di Dio e salvatore periodico dell'Italia in compagnia di Michele Torraca sulle colonne del Corriere della Sera ha pubblicato nel suddetto giornale (24 ottobre) un'articolessa sul Senato, la quale merita una certa attenzione, perché è un sintomo dell'atteggiamento, che da un certo tempo a questa parte van prendendo i nostri monarchici-conservatori di fronte alle istituzioni parlamentari. È certo che la condizione di senatore è degna d'invidia: essa è perpetua, per quanto si possa parlare di perpetuità quando si ragiona di uomini, che sono mortali per defintz1one: non è sottoposta all'alea d~ll'elezioni, alea terribile che avvelena la vita degli abitanti di Montecitorio: non la turbano le bramosie, i capricci, le querimonie degli elettori. E la dignità di senatore è effettivamente piu alta e la riputazione che lo circonda supera di gran lunga quella molto problematica di cui gode il deputato: gode per modo di dire. E per gli altri vantaggi siamo alla pari: circolazione gratuita sulle ferrovie e sui piroscafi, immunità, credito politico e via discorrendo. Di piu Palazzo Madama è il primo, piu elegante, piu ricco club d'Italia - vi si sta da principi, fra la piu eletta compagnia di questo mondo, in mezzo ad arredi sontuosi, a comodità d'ogni sorta. Ecco perché in fondo tutti considerano il palazzo senatorio come luogo degno di grandi aspirazioni e di profondi desideri. - Ecco perché oggi i ministri si trovano forse m qualche e non lieve imbarazzo di fronte al numero dei postulanti. Da una tale descrizione del club di Palazzo Madama voi credete che lo scrittore debba arrivare a una critica di tutta la istituzione .. Giusto cielo, un corpo deliberante, i cui membri non hanno altro sccpo che quello di scroccare i viaggi gratuiti alle società ferroviarie e di bere caffè a ufo a spese dello Stato, non può essere l'ideale dei corpi deliberanti. Invece il deputato e aimè non ancora senatore Oliva trova che il Senato è " un ambiente sereno 1 Oliva Domenico (1870-1917), deputato di Parma II per la XX legislatura, sedette a destra; era critico letterario del " Corriere della Sera. " [N.a.C.] 5 Biblioteca Gino Bianco

LA Sinistra rediviva di giustizia e di patriottismo"; il Senato è "il vero moderatore delle istituzioni parlamentari in Italia"; il Senato in questi ultimi anni, mentre le altre istituzioni parlamentari sono andate decadendo, non ha fatto che conquistare "simpatie e riverenze." E tutto questo perché il Senato ha la fortuna di essere " senza partiti, senza gruppi, è un tutto organico, che vive di vita propria, " cioè non è obbligato a rinnovarsi nelle elezioni, questa "alea terribile che avvelena la vita agli abitanti di Montecitorio." Ecco l'ideale dei nostri forcaioli: essere tutti del parere ... dei monarchici, abolire i partiti ... non monarchici, permettere l'esistenza del solo gruppo ... forcaiolo, non discutere, non muoversi; e in compenso andare al club, viaggiare gratis e godersi le "comodità d'ogni sorta." Un consesso, il quale ha tutti questi splendidi requisiti di pace, di patriottismo e di ... comodità, raccoglie naturalmente tutte le simpatie dei nostri conservatori. E per questo il deputato forcaiolo propone che le attribuzioni dell'alto consesso vengano estese, naturalmente a danno della Camera dei deputati. L'idea non è originale del nostro scrittore, ma è presa a prestito da un senatore, dal famoso Guarneri, 2 presidente del comizio dei proprietari siciliani della Sala Ragona al tempo dello stato d'assedio, nel quale comizio si invitò il governo a sopprimere l'istruzione elementare. Secondo il senatore Guarneri e secondo il deputato Oliva, dunque, bisognerebbe dare al Senato "la precedenza nelle discussioni delle leggi che toccano alla giustizia, che riguardano la sicurezza dello Stato e delle persone." Si vede subito lo scopo di questa riforma. La Camera dei deputati, divisa in partiti e in gruppi, non sempre è eccessivamente cedevole quando si tratta di approvare leggi "sulla sicurezza dello Stato e delle persone." Eppoi le elezioni non è detto che debbano riescire sempre favorevoli del tutto ai reazionari; e ciò che una Camera fa, un'altra può disfare. Il Senato invece "vive fuori delle gare politiche," si è costituito "una serie di forti tradizioni, " e quindi è certo che non si allontanerà mai dalla sua politica tradizionale. Bisogna dunque nella politica interna dare la prevalenza alla volontà dei senatori e ridurre i deputati a far da lustrascarpe ai senatori. Cosf la politica estera appartiene a chi appartiene, la politica interna apparterrà al Senato; e i deputati resteranno solo per prendersi tutti gl'insulti e gl'improperi della stampa reazionaria, la quale continuerà sempre ad accusare la Camera bassa della rovina del paese. Se mancassero i deputati e se le cose continuassero ad andar male lo stesso ed anche peggio, con chi se la dovrebbero allora prendere i reazionari e il buon pubblico, che beve grosso? La proposta del senatore Guarneri è un sintomo di quella tattica che i reazionari italiani hanno cominciato a seguire in questi ultimi anni. Dire e lasciar dire corna dei deputati, tener chiuso il Parlamento per dieci mesi dell'anno, dare nelle crisi ministeriali una importanza secondaria ai depu2 Guarncri Andrea (1826-1914), senatore dal 1880, professore. universitario. [N.d.C.] 6 BibliotecaGinoBianco

La legalità dei radicali tati e riserbare le parti piu ragguardevoli ai senatori, gridare su per i tetti che nel Senato e solo nel Senato c'è la salute d'Italia; e intanto lasciar vivere di vita stentata e disonorata la Camera bassa, servirsene come di gerente responsabile per tutte le proprie birbonate, tenerla H solo per votare tasse e per approvare i bilanci, e fa{e il comodaccio proprio a spese dei minchioni. Finché si potrà tirare innanzi a questo modo, si sbarcherà il lunario e si lasceranno i deputati funzionare da paravento e da punto di mira di tutte .le imprecazioni del pubblico e dell'inclita guidati dai giornali reazier nari. Quando l'acqua arriverà alla gola e non si potrà piu continuare nel giuoco, si sopprimeranno i deputati che sono notoriamente la causa di tutti i mali, e si troverà H bello e pronto il Senato, cresciuto frattanto in " simpatie e riverenze," e disposto a salvare la patria. [Dall' "Avanti!," 27 ottobre 1898, firmato con tre stelle.] La legalità dei radicali Il· partito radicale, dunque, secondo l'onorevole Sacchi/ è un partito di governo e dovrebbe nettamente staccarsi dai due altri partiti estralegali della Estrema Sinistra. È certo che i repubblicani e i socialisti, mentre in un'agitazione legale in favore della libertà o della diminuizione delle spese militari o della riforma tributaria sono sicuri di· trovarsi sempre a lato il partito radicale, in una agitazione estralegale, - ammesso che ne avessero Ja voglia e l'occasione - non possono fare nessun conto sul cosf detto partito affine. Questo lo sentivamo tutti anche prima delle dichiarazioni legalitarie dell'onorevole Sacchi; e ce ne aveva data una prova piu che lampante sui primi del settembre passato il Secolo, quando, ris~rgendo dopo quattro mesi di sospensione... estralegale e dopo che il suo direttore 2 era' stato... estralegalmente condannatò a sei anni di galera, si dichiarava fin dal suo primo numero rispettoso incondizionatamente della legalità e invitava gli operai ad essere scrupolosamente legalitari sempre e ovunque. Il Secolo quest'invito lo faceva naturalmente agli operai, perché sapeva che, se l'avesse fatto ... a quegli altri, sarebbero 1 Sacchi Ettore (r85r-r924), deputato di Cremona I, Pescarolo ed Uniti, Cremona e Mantova per le legislature XV-XXVI; uno dei capi del partito radicale. [N.d.C.] 2 Romussi Carlo (r849-r9r3), depu~to di Corteolona per le legislature XXII-XXIII, radicale di Estrema Sinistra, condannato per i fatti di Milano del maggio '98. [N.d.C.] 7 BibliotecaGinoBianco

La Sinistra rediviva state parole sprecate al vento. Ma la dichiarazione sincera e limpida dell'on. Sacchi non per questo si può dire inutile o inopportuna. È un fatto che se per alcuni il carattere legalitario del partito radicale non è punto una novità nella vita politica italiana - e un primo chiarissimo sintomo di questo indirizzo si può trovare fin dal 1891 in un magnifico discorso di Cavallotti 3 che suscitò i furori dei repubblicani intransigenti - è un fatto, dicevamo, che per parecchi altri, anche dello stesso partito radicale, il !egalitarismo non è ancora entrato profondamente nella coscienza. Il ritornare quindi ripetutamente sulla stessa idea, specialmente se chi ci ritorna ha l'autorità dell'on. Sacchi, può esser molto utile a dissipare gli equivoci e a circondare il partito radicale di quell'aureola di sincerità, che, come si diceva in uno dei passati numeri dell'Avanti!, è il grande bisogno della vita politica italiana. Ma la dichiarazione legalitaria dell'on. Sacchi merita una delucidazione, che noi saremmo felicissimi che ci venisse fornita dall'on. Sacchi stesso. In un certo senso anche noi socialisti, e forse, e senza forse, anche i repubblicani, siamo scrupolosamente legalitari. A noi sembra che le leggi scritte della presente Italia sabauda, all'infuori di qualcuna modificabile del resto legalmente, non sieno poi la cosa peggiore di questo mondo e ci lascerebbero una certa libertà di marciare con sicurezza verso l'avvenire, se fossero lealmente applicate. Per questa ragione noi extralegali - o ironia delle parole - siamo obbligati purtroppo a protestare ogni giorno contro le violazioni dello Statuto e a compiere una funzione di difensori della Costituzione, la quale secondo le teorie costituzionali, che s'insegnano ma non si praticano, dovrebb'essere esercitata da tutt'altra autorità che da noi. In questo crediamo di essere perfettamente d'accordo coi radicali legalitari. Ma se le leggi scritte vengono in pratica violate ogni giorno, che cosa faranno i radicali legalitari? Si agiteranno per obbligare il governo al rispetto delle leggi scritte. E se il governo, invece di lasciarsi indurre dall'agitazione a desistere dalle illegalità, si spingerà piu innanzi ancora per questa strada e metterà ·in galera qualche direttore di giornale radicale legalitario e sopprimerà lo stesso giornale, che cosa faranno i radicali legalitari? Domanderanno conto nel Parlamento al governo delle sue azioni illegali. E se il governo ... non vorrà rispondere e per non essere annoiato nemmeno dalle domande manipolerà la legge elettorale in modo da esclud~re i radicali legalitari dalla Camera, che cosa faranno i radicali legalitari? Per mezzo di dimostrazioni, di comizi, di petizioni fatte legalmente secondo concede lo Statuto, cercheranno di obbligare il governo a rispettare la libertà. E se il governo, facendo approvare leggi analoghe, o magari senza bisogno di leggi, vieterà le dimostrazioni, scioglierà i comizi, manderà le peti8 Cavallotti Felice (1842-1898), deputato di Corteolona, Piacenza, Milano I e Pavia I per le legislature XI-XX; personaggio molto noto nell'età umbertina; sedette all'Estrema Sinistra. [N.d.C.] 8 BiblìotecaGinoBianco

La legalità dei radicali zioni a ritrovare nella tomba degli archivi parlamentari tutte le altre petizioni che sono state presentate finora, che cosa faranno i radicali legalitari? In altre parole, se il governo, per mezzo di una legge o di un decreto reale o di una semplice circolare ministeriale - oramai in Italia le circolari ministeriali fanno tutto - ordina ai radicali legalitari di presentarsi tutti in un dato giorno, in una data or~, alla prefettura, di cui dipendono, per farsi tagliare ... qualcosa, i radicali legalitari si presenteranno puntualmente? Oppure faranno delle sottili distinzioni; e se il taglio sarà stato imposto per legge, lo accetteranno da buoni legalitari; e in caso di decreto reale o circolare ministeriale ricorreranno alla quarta sezione del Consiglio di Stato? La parola legalità negli stati antichi aveva un senso solo: era il rispetto alla volontà del padrone, fosse questo un genio benefico come Enrico IV, fosse un porco come Luigi XV. Negli Stati moderni la legalità ha due sensi: uno è il rispetto alla legge fatta· dai rappresentanti del popolo, e questo è un significato veramente moderno; l'altro è significato antico che sopravvive con una tenacia meravigliosa a tutti gli assalti a cui è stato fatto segno da oltre un secolo. I governi d'oggi, mentre teoricamente hanno · per base la legalità moderna, praticamente adorano sempre la legalità antica e cercano in tutti i modi di praticarla. Si può dire anzi che i governi d'oggi, se non inculcano su piu larga scala ai propri sudditi il rispetto della legge antica, lo fanno non perché sieno trattenuti dal rispett~ delle costituzioni su cui teoricamente riposano, ma perché i sudditi son H sempre pronti a picchiar sodo chi da questo rispetto accenna a dipartirsi. E dove i sudditi non son pronti a picchiare, ivi i governi sono piu che pronti ad operare legalmente alla maniera antica. I radicali sono rispettosi della legalità moderna sola, oppure anche del1' antica? E se si trovassero in un paese in cui la legalità antica fosse un sistema consuetudinario di governo e dove non ci fosse oramai piu speranza che il governo ritornasse indietro, che cosa farebbero i legalitari? Si capisce che questo paese non è l'Italia; ma tutto è possibile sulla faccia della terra, e nessuno può a priori· escludere che fra cento anni l'Italia si trovi appunto in siffatte condizioni. Per questa ragione e solo per questa - indipendentemente da qualunque motivo di attualità - noi saremmo felicissimi se l'on. Sacchi, per il quale dichiariamo di avere sinceramente il piu profondo rispetto, vorrà occuparsi delle nostre domande e dare ad esse una qualsiasi risposta. * Napoleone Colajanni ha pubblicato nell'ultimo numero della Rù1ista Popolare _ 4 un importante articolo in risposta a quello oramai famoso del4 Colajanni Napoleone (1847-19-21), deputato di Caltanissetta, Castrogiovanni e Girgenti per le legislature XVII-XXVI; garibaldino, processato in relazione' ai " Fasci siciliani "; socialista-repubblicano, fu interventista nel 1915. Diresse la " Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali," che usci a Roma dal 15 luglio 1895 al 15 ottobre 1924 (fino al 1897 col titolo: " Rivista di politica e scienze sociali "). [N.d.C.] 9 BibliotecaGinoBianco

La Sinistra rediviva l'on. Sacchi sui radicali legalitari. Molte delle considerazioni esposte dal Cer lajanni avevamo intenzione di fare anche noi a proposito delle teorie lega~ litarie dell'on. Sacchi; ma poiché siamo stati preceduti dal Colajanni, la cui parola deve certo ai radicali riuscire meno sospetta della nostra, noi rinunziamo con piacere al vanto dell'originalità e ci contentiamo di riprodurre qui la piu importante considerazione del Colajanni, suffragandola con qualche nostra modesta considerazione. L'on. Sacchi, dopo aver constatato che l'Estrema Sinistra conta nel suo seno uomini di alto valore politico e intellettuale - e morale, aggiunge a ragione il Colajanni, - osservava che essa pesa meno degli altri settori nello svolgimento della vita parlamentare, e affermava la causa del fenomeno essere la sua opposizione sistematica, che la condanna a consumarsi in sé stessa. Il Colajanni non pena troppo a distruggere questa osservazione, il cui minore difetto è la piu deplorevole superficialità. Non è vero che l'Estrema si sia condannata a consumarsi m sé stessa, perché non la sistematica opposizione può rimproverarsele ma la soverchia benevola aspettativa. L'Estrema dalle colpe e dagli errori dei ministeri che si sono maledettamente rassomigliati è stata sempre costretta a passare all'opposizione, per necessità e non per elezione. Qual è la sua responsabilità in ciò? Vuoi addossarle la colpa e gli errori degli altri? Doveva continuare il suo appoggio a Depretis e a Nicotera, a Crispi e a Rudin1, a Giolitti e a Pelloux, 5 quando essi violavano ogni legge scritta, ogni principio morale, ogni interesse economico della Nazione? Non ricordi i legalitari dell'epoca giolittiana? ebbero tanto la buona volontà di essere tenuti in conto, che non abbandonarono il ministero nemmeno nella losca faccenda della Banca Romana! 6 Ed in altre non remote occasioni mostrarono tutta la buona volontà di esercitare una influenza nella risoluzione della crisi: ma ci fu sempre chi gridò: vade retro Satana! È proprio cosi come l'amico Colajanni dice. Dal 1876 ad oggi il lavoro dell'Estrema Sinistra è stato il lavoro di Sisifo: combattere un ministero, perché immorale, violatore delle leggi, trascuratore degl'interessi del paese; caduto il ministero, appoggiare con la parola e col voto il ministero seguente, accontentandosi di promesse e di buone parole; il ministero nuovo fa all'amore coll'Estrema finché non si è procurata la base necessaria nei settori reazionari della Camera; ottenuta questa base, dà un calcio all'Estrema che si avvede che questo ministero si rassomiglia "maledettamente " a quello di prima - e la ragione c'è, perché la fonte da cui tutti i ministeri pullulano è sempre la stessa e non è il Parlamento -; l'Estrema quindi passa dalla maggioranza all'opposizione e ricomincia il lavoro di Sisifo. 6 Depretis, Nicotera, Crispi, Di Rudini, Giolitti e Peltoux furono successivamente a capo del governo dal 1881 al 1898; Nicotera fu ministro dell'Interno dal 1876 al 1877. [N.d.C.] 6 Nel 1893 gravi irregolarità riscontrate nella " Banca Romana di Sconto" - in seguito a regolare inchiesta parlamentare - avevano coinvolto eminenti uomini politici (tra cui Crispi e Giolitti) contribuendo alla caduta del primo ministero Giolitti. Si vedano, al riguardo, i due primi scritti dell'ultima sezione del prcsc-nte volnmc. [N.d.C.J IO BibliotecaGinoBianco

La legalità dei radicali Anche noi socialisti, dopo i primi anni della cosiddetta " opposizione sistematica" ci siamo lasciati lusingare per un momento dal miraggio di posare " a gente positiva " uso Sacchi. Quando, sorto il ministero Rudinf dopo Abbà Garima, 7 si venne alla prima votazione politica, i due socialisti presenti alla Camera si divisero; uno, fedele al divieto imposto dal Congresso di Reggio Emilia,8 negò la fiducia; l'altro fece la "gente positiva" e votò a favore e salvò col suo solo voto il ministero. Noi discutemmo appassionatamente fra ,noi, ma discutemmo male. Noi ci accapigliammo intorno alla tesi generale ed astratta, se un socialista può votare per un ministero borghese; questione inutile e ridicola, perché nessun socialista può negare che i socialisti dovrebbero per esempio in questo momento sostenere con tutte le loro forze un ministero non devoto a certe cose... se fosse possibile. Noi dovevamo invece ricercare, se, date le condizioni italiane dopo Abbà Garima, era utile a noi votare pel Ministero; e avremmo allora trovato che bisognava votar contro. Perché noi e i radicali col nostro voto non facemmo se non aiutare la forza occulta, che sta dietro a tutti i ministeri, a cavarsi di impaccio, sostituendo al Crispi,9 figura ormai reazionaria e decisamente affricanista, una mezza figura barcamenantesi fra la libertà e la reazione, davanti alla quale noi rimanemmo disorientati. Passata la prima impressione della sconfitta militare e ricostituite un po' le proprie forze, il governo non ebbe piu bisogno di fare il liberale e sotto la maschera rudiniana riapparve ben presto la grinta crispina. E cosf l'Estrema, la parte liberale della Camera, non fece con la sua opera " positiva " che rendere possibile il ritorno della reazione. Se l'Estrema avesse negata la sua fiducia al Rudinf e avesse preteso un ministero, che non desse solo parole ma si ritirasse immed.iatamente dall'Africa e immediatamente riducesse le spese militari e per garanzia avesse accettato il Cavallotti nel gabinetto, avrebbe messo il governo nel bivio: o il colpç:>di stato o capitolazione completa; e il colpo di stato non sarebbe venuto, perché non c'erano le forze per farlo. Tutto questo, lo sappiamo, è un po' il senno di poi: ma ricordiamo che in quei giorni fortunosi lo stesso on. Sacchi ebbe a sostenere che fu errore la fiducia votata al Rudinf, e questo fa onore al suo intuito politico. E se caso per caso noi studiamo tutte le crisi parlamentari e costituzionali, che sono avvenute e che avverranno in Italia, noi dobbiamo arrivare alla conseguenza che nessun ministero deve avere il nostro voto, finché du1 Di Rudini (Starabba) Antonio (1839-1908), deputato di Canicatti, Siracusa I/ Palermo III e Caccamo per le legislature X-XXIII, presidente del Consiglio dal 6 febbraio 1891 al s maggio 1892 e dal 10 marzo 1896 al 26 giugno 1898, anno in cui divenne esponente della politica reazionaria. Abbà · Garima è un'altura nei dintorni di Adua dove, il 1° marzo 1896, vennero definitivamente sconfitte le truppe italiane impegnate nella prima guerra italo-etiopica. [N.d.C.] 8 Il secondo Congresso nazionale del partito socialista italiano, tenuto a Reggio Emilia nel 1893 aveva decretato, tra l'altro, il principio della non collaborazione coi governi borghesi. [N.d.C.] · 9 Crispi Francesco (1819-1901), il noto personaggio politico dell'Italia ùnita. [N.d.C.] 1! BibliotecaGinoBianco

LA Sinistra rediviva rano le attuali condizioni italiane; perché, nonostante il cambiare dei m1msteri e dei burattini, il burattinaio è sempre uno; e lo stato italiano - dalle leggi stesse della sua costituzione - la quale dopo i fatti di maggio non ha fatto che meglio consolidarsi - è obbligato a essere sistematicamente reazionario, militarista, affricanista, triplicista. È inutile illudersi: la piccola banda di avventurieri politici, che ci domina, ha commesso oramai tanti errori, ha accumulato sul suo capo un mucchio cosI enorme di rancori e di disprezzo, che non può piu tornare indietro; non può essere liberale, perché un mese solo di libertà significherebbe la sua rovina; essa deve essere fatalmente reazionaria, perché oramai è questo rultimo espediente che le resta per vivere; ha giocate tutte le sue carte e non le resta che questa sola e naturalmente non la può piu lasciare. A noi l'esperienza del passato e specialmente i fatti di maggio 10 hanno insegnato, che oggi in Italia la sola azione positiva degna di un partito che si rispetta è la "opposizione sistematica "; il mezzo unico per preparare il futuro è la negazione del presente. [Dall' "Avanti!," 3 novembre e 2 dicembre 1898, firmato con tre stelle.] Vacanze parlamentari I nostri signori deputati si godono in questi giorni un mese di vacanze natalizie, mentre tutti gli altri parlamenti si sono contentati per festeggiare la nascita del bambinello Gesu di una o due settimane al massimo. I nostri signori deputati lavoreranno, dopo essersi lungamente riposati, un mese e mezzo, durante il quale si prenderanno però un piccolo spuntino di vacanze carnevalesche; da mezzo marzo a tutto aprile festeggeranno la morte e la resurrezione di Gesu non piu bambinello. Verso i primi di maggio si riuniranno da capo, se frattanto non sarà successo qualcosa di grave, che richieda una discussione parlamentare, nel qual caso le vacanze continueranno ... piu a lungo. I cosI detti lavori parlamentari dureranno fino a tutto giugno. Da luglio a mezzo novembre i signori deputati andranno in campagna a frescheggiare nell'estate, a vendemmiare nell'autunno. Da mezzo novembre a mezzo dicembre il baraccone nazionale si riaprirà; e poi, siccome nascerà un nuovo bambinello Gesu, i signori deputati ritorneranno ad abbandonarsi alla piu 10 l tumulti e le repressioni milanesi del 1898. [N .d.C.J 12 BibliotecaGinoBianco I

Vacanze parlamentari pazza gioia per festeggiare il grande avvènimento. Tirando dunque le somme, su dodici mesi il nostro nazionale parlamento resta aperto al massimo cinque mesi dell'anno; dai. quali cinque mesi, sottratto un mese di vacanze domenicali o estravaganti, restano quattro mesi di vero lavoro. In questo breve periodo bisogna discutere dieci bilanci preventivi e dieci consuntivi: calcolando in media sei giorni per ciascun preventivo e uno per ciascun consuntivo, troviamo settanta giorni, che si debbono dedicare a un lavoro, che teoricamente sarebbe la manifestazione piu alta della sovranità, praticamente si riduce il piu delle volte a una arida discu~sione di articoli galoppanti l'un dietro l'altro, ognuno dei quali dà modo ai deputati di fare dei discorsetti d'interesse locale destinati a venire distribuiti in estratti dagli atti parlamentari - molto economici ·- agli elettori del collegio. Resterebbero cinquanta giorni dedicabili alla discussionè di nuove leggi, alle interpellanze, alle mozioni sulle grandi questioni politiche; sarebbero pochi in verità; ma bisogna considerare che almeno' venti giorni vengono perduti nel rinnovare tutti gli uffici a ogni cambiamento di sessione, nel discutere il bilancio interno della Camera, nell'ascoltare la esposizione finanziaria che per lo piu contiene una serie di menzogne, nell'approvare piccoli disegni di legge d'interesse tfltrasecondario. Resta cos1 per il grande lavoro legislativo e politico la elemosina di una trentina di giorni. Durante i quali parrebbe che i signori deputati dovrebbero ammazzarsi a lavorare, a discutere, ad approvare. Neanche per ombra. Le interpellanze dell'Estrema Sinistra il ministero non le accetta mai; le mozioni le rimanda sempre a sei mesi; ogni legge importante richiede mesi e mesi. di lavoro nelle Commissioni e ad ogni cambiamento di sessione le Commissioni decadono e il loro lavoro va in fumo, e quindi gli studi non sono mai pronti per mancanza di tempo, e le leggi importanti non si discuton mai. Cosf si vede che il Parlamento, anche nei giorni in cui dovrebbe lavorare, non fa nulla di nulla, e le sedute si sieguono fiacche, deserte, dormigliose. Di tanto in tanto, quando c'era il buon Imbriani,1 un urlo scuoteva i dormienti; ora anche quell'urlo non c'è piu. Il Parlamento nella_attuale vita politica italiana esiste, di nome, ma non di fatto. Chi ci guadagna in questo stato di cose, è il governo. Per otto mesi dell'anno il controllo parlamentare è del tutto abolito; per quattro mesi è impossibile; cosf il governo resta libero di fare quel che gli pare e piace. In Italia noi abbiamo il governo assoluto mascherato con le forme del governo -costituzionale. La maggioranza parlamentare reazionaria di destra e di sinistra non trova nulla da criticare in questo bel sistema di governo; purché il ministro degl'interni mantenga l'ordine; legalmente se può, ma mantenga l'ordine; purché il presidente della Camera trovi di tanto in tanto nelle sedute un ritaglio di tempo per far votare i privilegi alle acciaierie, i premi alla marina 1 Imbriani-Poerio Matteo Renato ( 1843.-1927 ), deputato di Bari II e Corato per le legislature XVI-XXI; capo del movimento irredentista italiano, noto per la sua irruenza parlamentare. [N.cl.C.] 13 Biblioteca Gino Bianco

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