Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

li ministro della mala vita lega dei contadini deliberarono di ritirare la candidatura di Bissolati e di aderire a quella del marchese per evitare " una nuova truffa elettorale, " per " assicurare la libertà del suffragio, " " per preparare un ambiente politico piu respirabile, dove le lotte si potessero combattere con avversari civili e con armi civili." La mattina del martedf, 2 marzo, mentre i contadini erano quasi tutti in campagna a lavorare, Francesco Pignatelli, segretario della lega, ebbe l'alto onore di essere chiamato ad audiendum verbum dal cav. Frina e di sentirsi dire che sarebbe stato ritenuto responsabile di qualunque disordine fosse avvenuto per causa elettorale. Al ritorno dall'onorato colloquio, nell'attraversare la piazza, fu colpito a tradimento sulla testa con una magnifica bastonata da un certo Rocco d'Aprile. Gli avvocati Giuseppe Poddigue e Giuseppe Nardelli, nella Memoria, presentata alla giunta delle elezioni per chiedere la convalidazione dell'on. De Bellis (Roma, Tip. Fratelli Pallotta, 1909, p. 24), scrivono a proposito di questo fattaccio: "Il ferimento avvenne per opera di un solo, già iscritto alla lega dei contadini, che contro il Pignatelli nutriva rancore, per fatti certamente non attinenti, né da vicino né da lontano, alla elezione politica." Peccato che l'aggressore, processato e condannato per questa impresa a 2 mesi di reclusione nell'udienza del 5 agos.to dal pretore di Gioia del Colle, abbia smentito gli avvocati del suo alto protettore, e abbia confessato nel pubblico dibattimento di avere aggredito il Pignatelli, perché "indignato dal procedere del Pignatelli in occasione della votazi~ne politica. " Rocco d'Aprile è un rappresentante caratteristico del partito debellista e del popolo sovrano quale è voluto da Giovanni Giolitti. Egli "ha sul cartellino penale innumerevoli condanne," come si esprime il pretore di Gioia del Colle nella suddetta sentenza. Tre giorni dopo la votazione del 7 marzo, "armato di revolver, che portava senza licenza, si recò innanzi alla casa di Tateo Francesco, e quivi minacciò ripetutamente il Tateo di morte estraendosi dalla cintola la rivoltella, e impugnandola in direzione della porta di casa del Tateo; e gridando: Esci' se hai coraggio, Ciccillo Tateo; ripetendo le stesse parole piu e piu volte; e quando si accorse che nessuno gli dava retta, aggiunse: Non esci', non hai coraggio, sempre dalle mie mani dovrai passare, non mi sfuggi, sai·." Per questa prodezza il mansueto debellista-giolittiano fu condannato dal pretore di Gioia del Colle nell'udienza del 23 giugno a tre mesi e giorni otto di reclusione e .72 lire di multa. Ma c'è dell'altro. Rocco d'Aprile non bada molto al numero delle condanne: tanto, c'è chi gli guarda le spalle e lo farà graziare. Perciò, la sera del 30 marzo affrontò un certo Pavone Michele, chiedendogli conto cli una minaccia che il Pavone stesso avrebbe profferita contro di lui nei giorni delle elezioni con dire che "avrebbero fatto i conti all'esito della votazione." Il Pavone negò di avere mai pronunciate siffatte parole. "Improvvisamente 79 BibliotecaGino Bianco

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