Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana Non è questa l'ora dei pentimenti, delle recriminazioni, per indagare, ad esempio, perché fu proprio il dott. Fuschini a proporre il prof. Salvemini, o se egli fosse in buona o in mala fede nel propugnare calorosamente la candidatura del professore pugliese, o se egli fosse andato spontaneamente alla riunione, o fosse stato mandato, e se avesse diritto di appartenere al comitato di Albano. E tanto meno è il caso di considerare se per ragioni di comunanza di lavoro con i paesi rappresentati io avrei avuto una maggiore base di aderenze e conoscenze, ecc. ecc. Il rospo era proprio duro ad inghiottire! 6 7. Frattanto, il r0 aprile, dopo il colloquio col Podrecca e col Bissolati (vedi innanzi p. 165), e del tutto ignaro della pseudo rinunzia Vesci che si preparava, il Paoloni si recava ad Albano ad informare i socialisti della mia prima rinuncia e del rifiuto definitivo, che stava per sopraggiungere. Convocai quattro o cinque dei piu influenti; e dissi loro che dovevano scegliersi un altro candidato, perché il Salvemini rifiutava, non intendendo lottare coi sistemi invalsi nel collegio di Albano, e perché non voleva essere rappresentante d'un blocco democratico che non avesse intenti precisi. Trovai in coloro, ai quali parlavo, persistenza nel mantenere il nome del Salvemini, appunto per fare una lotta sulle basi da lui proposte. E quasi sotto dettatura di quélle persone, scrissi una lettera al Salvemini, che essi firmarono [è la lettera del 1° aprile, a p. I 65], invitandolo a mantenere la candidatura. 7 8. Questa lettera, preannunciatami dal telegramma del 2 aprile, e giuntami la mattina del 3, mi indusse ad andore a Roma ·a chiarire personalmente le cose. Nell'adunanza di Roma, la mattina del 4 aprile, i due repubblicani non dissero nulla di quanto avevano in corpo: si limitarono a dichiarare preferibile la candidatura locale repubblicana, alla candidatura socialista importata. 8 Perciò quando accettai la candidatura, io ignoravo del tutto il retroscena della lettera del cav. Vesci. 9. Per conseguenza, se " gherminelle " in questa faccenda ci furono, esse sono da attribuire tutte esclusivamente ai repubblicani. I quali, spe6 Sulla " Ragione " del 9 novembre 191 o, il cav. V esci spiega la sua rinuncia peripatetica nel modo seguente: " Rinunziai alla candidatura politica spontaneamente e non in seguito a convenzioni o ad imposizioni incompatibili con la mia lealtà e sincerità. Nessun consiglio mi fu dato o partecipato dai miei amici. E che le mie lettere di rinuncia avessero una intonazione tutta mia libera personale, può essere testimoniato da un autorevole, serio, vecchio, socialista, al quale le feci leggere volta per volta. Anzi la sorpresa recata ai miei amici, anche a quelli stessi che avevano avuto i colloqui accennati dal Premuti, che seppi soltanto dopo avvenuti, per quelle pubblicazioni, non fu lieve di rimproveri per me. " Con che il cav. Vesci vuole far credere che il consiglio datogli di rinunziare... per burla alla candidatura non gli sia stato comunicato da nessuno, mentre egli per conto suo si consigliava con " un autorevole, serio, vecchio socialista " e deliberava, indipendentemente da ogni altro consiglio, di rinunziare... sul serio. C'è bisogno di fermarsi a dimostrare la inattendibilità di una versione assurda in sé e smentita da tutti i documenti e da tutte le testimonianze? 7 Deposizione al Tribunale di Roma, udienza 3 1 ottobre. 8 Deposizione Petroni 2 7 ottobre: " Io che pure facevo parte del congresso, che si tenne nella sede del partito socialista, non dissi al Salvemini quello che era passato fra me ed il mio partito e quello che sapevo circa le 'dichiarazioni fatte dal Bissolati, perché si trattava di discorso particolare e perciò non dissi nulla. " 172 BibliotecaGinoBianco

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