Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Il mmzstro della mala vita del De Luca Resta, forniti di bastoni. Subito due delegati, e carabinieri, e guardie, e il cav. Prina in persona furono solleciti a precipitarsi sulle loro orme. Ne raggiunsero tre alla stazione, li arrestarono, li disarmarono delle mazze, e passarono queste "armi improprie" coram populo in potestà di Pasquale Pavone, pregiudicato notorio, soprannominato ·i'/ re della pi'azza, "pericoloso delinquente, " dice il maresciallo dei carabinieri, " condannato diverse volte e molte volte scampato alla legge per la sua scaltrezza e per la protezione di' qualche pezzo grosso," il cui nome è facile indovinare: come pure è facile indovinare che nel 1909 il re della piazza era una delle colonne principali del partito giolittiano di Gioia del Colle.7 Dei tre arrestati, uno fu rilasciato il giorno dopo senz'altre noie; due che furono trovati in possesso, l'uno di un coltello, l'altro di un paio di forbici, furono condannati il giorno dopo per direttissima ad alcuni giorni di prigione. Intanto Rocco d'Aprile vedeva trascorrere tranquillo le ventiquattr'ore della flagranza, e ricominciava a scorrazzare liberamente per le strade. Mentre avveniva l'arresto dei tre galoppini del marchese, si trovava sotto la tettoia della stazione un tale Natale Girardi, un giovinotto mingherlino e smilzo, che non era elettore, ma che aveva il padre e i parenti elettori e seguaci del marchese. La preda era buona: e fu preso anche lui nella retata Fui afferrato improvvisamente alle spalle da una guardia di pubblica sicurezza in divisa, ma che non potei riconoscere, perché sfornita del numero di matricola. Fin dal giorno 24 febbraio tutte le guardie di polizia s'erano tolti i numeri di matricola per non farsi riconoscere. Quella guardia mi dichiarò in arresto per ordine del commissario di polizia, certo Prina, ,che a quel tempo si trovava a Gioia in occasione delle elezioni politiche. Mostrai tutta la mia sorpresa, protestando che nulla mai avevo commesso per dover essere tratto in arresto; tanto che, credendo si trattasse di errore sulla persona, diedi, con le generalità, minute informazioni di me stesso; ma la guardia mi • confermò che eseguiva precisamente il mio arresto e per ordine incondizionato del commissario. Prese a perquisirmi in pubblico, ma io era, come sempre, sfornito di qualsiasi arma. Ciò nonostante mi intimò di seguirlo al carcere; chiesi di parlare a questo sig. commissario, ma. non mi fu concesso e fui tradotto nel carcere mandamentale. Ivi, in presenza del custode carcerario, quella stessa guardia ed altre, anche loro irriconoscibili, mi ripeterono piu minuziosamente la perquisizione, che pure fu infruttuosa. 8 Fui rinchiuso nel carcere, ove ad onta di tutte le mie proteste per quell'atto di grave prepotenza, mi fecero rimanere per circa tre giorni. Non fu redatto alcun verbale contro di me e se fui rilasciato dopo i tre giorni, questo avvenne per l'agitarsi della mia famiglia presso il sig. giudice di questo mandamento. Non ho avuto mai alcun precedente, né c'era stata alcuna plausibile ragione di questo trattamento. È rilevante ancora il fatto 7 Su questo bel tipo di delinquente, uomo di fiducia della questura, che gli consegna pubblicamente le mazze tolte agli elettori governativi, affinché possano servire contro i medesimi, si veda la sentenza pubblicata in fine di questo studio. 8 Si vede che i questurini non ebbero modo, o mancò ad essi il coraggio, di introdurre durante la perquisizione nelle tasche dell'arrestato qualche arma insidiosa, che giustificasse l'arresto. Nelle elezioni del collegio di Licata, del marzo 1909, gli elettori del candidato antigovernativo, La Lumia, appunto per evitare il pericolo di trovarsi in tasca qualche arma, introdottavi dai questurini durante le perquisizioni, si cucirono tutte le tasche degt,i abiti. Incredibile, ma vero I 8.1 i BibliotecaGinoBianco

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