Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

... Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana * Ma... c'è ancora un ma. Sarebbe sollecita e sicura, purché noi ci mettessimo a fare sul serio. Perché, finora, i compagni coscienti, di serietà ne hanno mostrata sempre pochina davvero. La loro abitudine è stata· sempre di iniziare le agitazioni con un grande slancio, e subito, dopo quindici giorni, lasciare la prima per iniziarne un'altra: cosf, mentre l'una spuntava, l'altra non maturava. Le spese militari, il lavoro delle donne e dei fanciulli, le congregazioni francesi, la scuola popolare, il riposo festivo, la venuta dello czar, i sanatori per i tubercolotici, le università popolari, la municipalizzazione dei servizi pubblici, ecc., ecc.: quante agitazioni abbiamo iniziate in questi ultimi quattro anni, senza condurne mai a termine nessuna? La stessa agitazione pel suffragio universale, per ora, non ha avuto altra conseguenza che di far dimenticare la riforma tributaria. Di questa già parlavano tutti i giornali - all'infuori del Giornale d'Italia, che subito si è buttato sul diversivo del suffragio universale - e, con qualche mese di pertinace propaganda, si sarebbe potuto spuntarla: il progetto Bonomi non era la panacea per tutti i mali, ma era qualche cosa; non era la soluzione immediata del problema meridionale, ma l'avviamento alla soluzione di una parte (questione tributaria) del problema meridionale. Ma, dopo che è spuntato il fungo del suffragio universale, non se ne parla piu. Ora, da quale altro fungo sarà aduggiato questo? Se domani un compagno cosciente saltasse su a proporre l'abolizione del celibato dei preti, o la istituzione di ricoveri nazionali per i cani ciechi, o qualche altra riforma altrettanto giusta e commovente, pianteremmo subito il suffragio universale? Oppure, dato questo fine alla nostra agitazione, non dobbiamo occuparci di altro finché non avremo riportato vittoria? Per coloro, che fra noi si chiamano rivoluzionari, questo problema non esiste. In un fuggevole momento di lealtà, gli scipitelli, che scrivono l'Avanti!, l'hanno già detto apertamente, che essi non ci tengono ai risultati delle agitazioni, ma all'agitazione in sé, che educa il proletariato al colpo dec1s1vo. È una teoria come un'altra. Ma il problema dovrebbe avere una grande importanza per tutti coloro, che considerano l'agitazione, anche violenta in caso di necessità, come semplice mezzo per raggiungere determinate riforme. Costoro avrebbero il dovere di proporsi, un po' meglio specificato, il dilemma di Amleto: "Essere o non essere buffoni. Ecco la questione!" [Dalla " Critica Sociale," 1 gennaio 1906, firmato: RERUM sCRIPTOR] BibliotecaGinoBianco

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