Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

· Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana panilistica, g.Ii adunati non si decidevano di deliberare (ecco la miserrima schermaglia di cui parla il Premuti); quando una delle rappresentanze (l'avv. Fuschini) fece il norre del prof. Salvemini. Al quale la rappresentanza socialista aderf subito con entusiasrr10. La rappresentanza repubblicana credette di dover insistere sulla sua designazione, giudicando piu conveniente la candidatura di persona già molto nota in una parte del collegio (cav. Filiberto Vesci). I precedenti del Salvemini han valso a persuadere la maggioranza degli adunati come nel Salvemini si personifichi il significato che i partiti popolari vogliono dare a questa lotta. Perciò col voto contrario dei rappresentanti repubblicani, la candidatura Salvemini è stata proclamata; e subito dòpo i rappresentanti radicali hanno dichiarato di aderirvi rinnovando l'assicurazione impegnativa votata da tutte le rappresentanze per la disciplina della minoranza al deliberato della maggioranza. 2. In conseguenza di queste deliberazioni l'on. Podrecca non solo m1 comunicò ufficialmente l'offerta firmata da tutto il Comitato, ma mi telegrafò personalmente per raccomandarmi di accettare (30 marzo); e il 31 marzo l'on. Bissolati, pregato dai socialisti di Albano, mi telegrafò nello stesso senso. 3. Il giorno dopo (1° aprile) si trovarono insieme a Roma Bissolati, Podrecca e Paoloni, per decidere il da fare in seguito al mio primo rifiuto per telegramma e per 'lettera (p. 164), e all'ultimo telegramma inviato da me al Bissolati per rimettere al Bissolati la decisione (p. 165). In questo colloquio, il Podrecca e il Bissolati, riesaminata meglio la situazione e mutando il loro primo giudizio - e in questo non c'è nulla né di strano né di male - arrivarono alla conclusione che avrei fatto bene a rifiutare la candidatura, in considerazione del fatto che difficilmente avrei potuto evitare che si facessero brogli a mio vantaggio, date le pessime abitudini di troppi "popolari." E in questo senso mi scrisse il Bissolati (vedi innanzi a p. 165 lettera 1° aprile). 4. Avendo provveduto, nella maniera che credeva e che in realtà era la migliore, a tenermi lontano dai pericoli di una situazione poco rassicurante, e convinto che oramai la sua lettera mi avrebbe indotto a rifiutare definitivamente la candidatura, il Bissolati dové pensare che, dopo tutto, c'era ad Albano un collegio da conquistare per l'Estrema Sinistra: ritirandomi io, per scrupoli che per me e per chi mi era amico dovevano avere un gran va)ore, non c'era motivo perché il collegio non dovesse essere conquistato da un altro candidato di Estrema, meno... schifiltoso di me. Il mandato di deputato, per molti, non olet. I collegi elettorali sono quel che sono: il collegio di Albano è avvezzo a far le elezioni a furia di pastette: pastette per pastette, vadano a favore di un candidato d'Estrema, che ci si adatti, piuttosto che di un candidato clericale, che ci s'adatti anche. lui! " Dopo averti scritto, " cosf mi racconta il Bissolati con lettera in data 3 I maggio I9.II, "incontrai il Levi per la strada (in piazza Montecitorio) e con lui parlai della cosa. Gli dissi che ti eri rimesso a me e che io ti avevo consigliato di non accettare. E poiché già erano scoppiati i malumori dei repubblicani contro i socialisti, che avevan fatto prevalere in un certo convegno la tua candidatura, io e Levi ci trovammo d'accordo a riteBibliotecaGinoBianco

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