Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana 27. La proclamazione del vincitore La proclamazione del resultato delle elezioni doveva farsi nel capoluogo del collegio, cioè a Gioia. I due presidenti delle sezioni di Noci, i due presidenti delle sezioni di Alberobello e il presidente della seconda sezione di Santeramo, rappresentanti di una maggioranza antidebellista, non osando presentarsi in un paese, in cui la mala vita debellista con la complicità della questura era " padrona delle acque, " delegarono il loro ufficio ad altri componenti dei seggi. E costoro, alla loro volta, invece di andare a Gioia in bocca al lupo, deliberarono di portare i plichi a Roma alla segreteria della Camera dei deputati. Quest'espediente aveva per gli antidebellisti anche il vantaggio di impedire la proclamazione immediata dell'on. De Bellis, perché veniva a mancare all'assemblea dei presidenti il numero legale,27 e di lasciare la giunta delle elezioni arbitra di ogni ulteriore atto. Ma l'on. De Bellis non voleva aspettare: "Io mi farò proclamare anche coi cannoni," aveva detto la sera del 6 marzo. E il commissario Prina era d'accordo con lui. Dover rinunziare al trionfo immediato dopo tanta battaglia, dover aspettare dalla giunta delle elezioni la proclamazione e intanto rimanere fuori della Camera, era in verità doloroso assai. Ad ogni costo la proclamazione si doveva fare. E siccome la irregolarità di una proclamazione senza numero legale non si poteva compiere senza il consenso del giudice, presidente dei seggi, l'on. De Bellis e il cav. Prina pensarono di strappare con la violenza questo consenso al magistrato. Al quale lasciamo raccontare questo incredibile episodio di obliquo brigantaggio elettorale, cosf come egli lo raccontò, fiero e implacabile accusatore, fra lo stupore di tutti i presenti, nell'udienza pomeridiana dell'S novembre, davanti al tribunale di Bari. Come presidente dei presidenti delle sezioni mi recai a Gioia il giorno 7. Il pretore mi riferi che egli era malcontento del modo come si era proceduto dall'autorità di pubblica sicurezza per garantire la libertà dei vari partiti. Si meravigliò come non ancora fosse stato arrestato il feritore di tale Pignatelli che passeggiava sulla piazza e me lo indicò. Si erano fatte chiudere botteghe di partigiani del De Luca: ed egli fu costretto a intervenire, poiché dall'autorità di pubblica sicurezza non si provvedeva, e al suo apparire gli aggressori si dileguavano immediatamente. Per le violenze perpetrate da partigiani del De Bellis, gli elettori del De Luca erano stati costretti ad andar via. Ad altri si era impedito alla stazione di allontanarsi e financo ad un segretario comunale, giacché non si provvedeva in alcun modo ad impedire tali violenze. Tale negligenza della pubblica sicurezza mi fu confermata dal direttore della luce elettrica e da un siciliano, commesso della ditta Cassano, persone estranee a partiti. Il giorno 8, in cui si sarebbe dovuto procedere alla proclamazione (poiché si vociferava che i presidenti dei seggi di 27 L'assemblea dei presidenti non è valida, se non intervengono i due terzi degli aventi diritto. Essendo nel collegio di Gioia del Colle 14 le sezioni elettorali e assentandosi dall'adunanza i s presidenti antidebellisti, veniva a mancare un presidente alla formazione del numero legale. BibliotecaGino Bianco

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