Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Il ministro della mala t1ita 3. I " veri galantuomini" di Alcamo Rapporto del tenente di fanteria, Aniello Iervolino, comandante il picchetto armato della 7a sezione del Comune di Alcamo nel giorno delle elezioni politiche, 7 marzo 1909, al comando del reggimento. Mi onoro riferire a codesto Comando quanto segue: Alcamo, li 9 marzo 1909 Secondo gli ordini verbali ricevuti da codesto Comando la sera del 6 marzo cor• rente, la truppa sotto il mio comando, alle ore 8 del mattino del 7 marzo, si trovava nel cortile del collegio dei Gesuiti. Alle ore 9, dietro richiesta del presidente, si portò nel locale S. Oliva, destinato alle elezioni della 7a sezione, ed ivi rimase fino alle ore 9 del mattino del giorno . seguente 8 marzo. Durante la permanenza nella sala, la truppa, oltre a servizi di minore importanza, fu richiesta due volte per sgombrare la sala dagli elettori, la prima volta verso le ore 10,30 e la seconda verso le ore 23,30 del giorno 7, essendo riuscite infruttuose le intimazioni in nome della legge, precedute dai relativi squilli di tromba. Ambedue le volte non si ebbero a verificare incidenti gravi. La prima volta, verso le ore I o e mezza, il presidente del seggio provvisorio, pro· fittando di un momento di irritazione suscitata dal suo contegno provocante, diede ordine di sgombrare la sala, con l'evidente proposito di dichiarare definitivo il seggio provvisorio. Infatti, malgrado le proteste degli elettori, che si dichiaravano pronti ad uscire tutti con la massima calma, purché si desse loro l'assicurazione di non dichiarare intanto definitivo il seggio provvisorio, proteste vane poiché il presidente non volle ascoltare nessuno, neppure le persone piu calme e piu autorevoli degli elettori presenti, il seggio provvisorio, non appena la sala fu sgombrata, venne dichiarato definitivo, suscitando vivo risentimento e fiere proteste negli elettori. Ristabilitasi la calma, si iniziarono le operazioni per la elezione del deputato. Intanto il delegato di P.S., signor Tornabene credeva necessario fare rinferzare il. drappello sotto il mio comando da altri undici soldati, richiesti al distaccamento del1'85° fanteria. La votazione procedette calma fino alle ore 20 e mezza, in cui terminò il primo appello. Un po' piu tardi, il presidente mi chiedeva se credevo sufficiente la truppa presente, per fare sgombrare nuovamente la sala, qualora se ne manifestasse la necessità. Avendolo rassicurato, si iniziò il secondo appello, durante il quale si ebbero a notare evidentissime partigianerie, che naturalmente destarono vivaci proteste negli elettori. Profittando appunto di uno di tali momenti e col pretesto di ordine pubblico turbato, il presidente - fra le proteste degli eiettori, che si dichiaravano pronti a sgombrare subito la sala, senza alcun uso di forza, purclié si permettesse a qualcuno di loro di restare dentro per la sorveglianza delle urne - il presidente mi diede l'ordine, che mi feci rilasciare in iscritto, di fare sgombrare la sala, mentre alcuni soldati dovevano restare a proteggere le urne da possibili tentativi di rottura a sassate. Sgombrata la sala, essendo io presso il tavolo del seggio, potei osservare che il presidente, aperta l'urna delle schede scritte, vi introdusse un certo numero di schede, indi toglieva dall'urna delle schede bianche un ugual numero di schede. Indignato dal flagrante reato, non potei fare a meno di farlo notare al presidente il quale, evidentemente preoccupato del fatto, ne parlò ai componenti del seggio. E poco dopo uno di essi, il signor De Simone, chiamatomi in disparte, mi pregava di mettere le cose in tacere, fingendo di non aver visto nulla, per non rovinare dei giovani cui si schiudeva l'avvenire piu bello. Altri mezzi furono tentati per cercare di corrompere la mia coscienza e perché BibliotecaGinoBianco

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