Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Le memorie di un candidato rando dapprima di far prevalere nel comitato dei partiti popolari la candidatura del cav. Vesci su quella dei socialisti, si compromisero fin dall'origine dell'affaire, facendo votare la sottomissione della minoranza alla maggioranza; approvata la mia candidatura dalla maggioranza del comitato, si trovarono con le mani legate dall'impegno da essi stessi proposto di una ferrea disciplina; avuta notizia del mio primo rifiuto, credettero di rimettersi in sella facendo pubblicare al cav. Vesci una rinuncia altrettanto generosa quanto fittizia; e quando io - ignaro di queste piccinerie - ebbi accettato, ed essi si trovarono imbottigliati a furia di abilità e di malintesi, in cui io non c'entravo in nessun modo, si misero a gridare che erano stati vittime di una " gherminella, " dimenticandosi, però, di spiegare come qualmente la "gherminella," anzi le "gherminelle," le avessero fatte proprio loro! Capùolo secondo Fra Scilla e Cariddi Prime avvisaglie repubblicane Dopo colazione, verso le 14, mentre faceva l'ora di partire per Albano, davanti all'Aragno fui abbordato da alcuni sconosciuti o quasi: l'avv. Petroni, Costanzo Premuti, Barnaba Soldini, l'avv. Levi. Questi signori si dettero a spiegarmi come qualmente io avrei dovuto rifiutare la candidatura. "L'on. Bissolati," essi dicevano, "aveva fatto credere al rag. cav. Filiberto Vesci, aspirante candidato del partito repubblicano, che io avrei rifiutato; in previsione del mio rifiuto il cav. Vesci aveva preparata una lettera, pubblicata sul Giornale d'ltalt'a della sera del 3 aprile, in cui rifiutava a sua volta a mio vantaggio, intendendo con ciò di propiziarsi le simpatie dei socialisti, e di occupare il mio posto dopo la mia rinuncia definitiva. Invece io accettavo, e il cav. Vesci si trovava ad aver rifiutato inutilmente. Ed essi si trovavano ora di fronte al loro partito, che voleva in tutti i modi la candidatura del cav. Vesci, sospettati e accusati di inabilità e magari di tradimento. A parte queste considerazioni, io avrei provveduto al mio vero interesse evitando di entrare in una lotta in cui le pastette erano assolutamente inevitabili; nel collegio di Albano una lotta elettorale senza pastette non era concepibile. Io non avrei potuto né impe173 Biblioteca. Gino Bianco

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